A dieci anni si è troppo piccoli per l’orrore di una violenza. Ma Maria, una bimba di Boscoreale che vive al Piano Napoli, non lo sa. E’ agosto scorso, uno di quei giorni caldi d’estate in cui ...
A dieci anni si è troppo piccoli per l’orrore di una violenza. Ma Maria, una bimba di Boscoreale che vive al Piano Napoli, non lo sa. E’ agosto scorso, uno di quei giorni caldi d’estate in cui l’unica cosa che conta è scendere in strada e giocare con gli amici. C’è un gruppetto che la guarda. La fissa, forse l’ha puntata da qualche giorno. Lei li ha visti, alcuni abitano da quelle parti, altri invece sono amici che li vengono a trovare. Sono poco più grandi di lei. Il più piccolo ha dieci anni, il più grande ne ha 13. L’hanno presa di mira, lei la più carina, quella che dimostra anche qualche anno in più. Per qualche giorno la studiano, la guardano.
Poi, improvvisamente, approfittando del fatto che è rimasta sola la accerchiano. Sono in sei, tutti bimbi se si guardasse solo la carta d’identità. A quell’età dovrebbero essere davanti alla tv a vedere la propria squadra del cuore, correre dietro un pallone o inforcare una bici. Invece, sono figli di un inferno che li porta a crescere troppo e male. A vedere in quella bimba non una compagna di giochi, ma un insano oggetto del desiderio. Le loro intenzioni, secondo l’indagine portata avanti dal pubblico ministero Ugo Miraglia Del Giudice della Procura presso il tribunale dei minorenni di Napoli, sono chiare e conducono a un abisso di orrore e violenza.
Due di loro la prendono sotto al braccio per il collo, la trascinano con forza in uno scantinato che si trova nelle palazzine del Piano Napoli di Boscoreale. Non è neanche buio quando decidono di violare il corpo di una bambina che potrebbe essere una loro sorellina. A quell’età le violenze e l’orrore dovrebbero essere nascosti: invece per alcuni lunghissimi minuti Maria (chiameremo così con un nome di fantasia la vittima di quest’assurda e terribile storia) le subisce urlando, implorando pietà, chiedendo di porre fine a quell’assurdo supplizio. I sei componenti della banda (anche se le indagini portate avanti dalla procura presso il tribunale per i minorenni dovranno stabilire se tutti e sei gli indagati hanno davvero partecipato a questo rito dell’orrore) filmano e fotografano ciò che avviene. In quegli smartphone, che ora sono al vaglio della magistratura inquirente e delle forze di polizia, le immagini dell’orrore, delle sevizie e della brutalità che a nessun’età si dovrebbe mai immaginare o dover raccontare.
La piccola Maria lascia quello scantinato provata nel fisico e nell’animo. Giorni di silenzio, di lacrime versate nel chiuso della sua stanzetta. Di bugie e dolori. Prova a reagire la piccola Maria. Pensa che magari è stato solo un brutto sogno, che quello che è accaduto non è vero. A dieci anni non si può provare quella sofferenza fisica e morale. Nessuno, neanche un bimbo che si dice tuo amico, può trascinarti in una spirale di odio, in un incubo fatto di insonnie notturne, paura di mettere il naso fuori dalla porta, timore di reincontrare ancora quella banda di bimbi che sono diventati troppo grandi e male.
Ma Maria è una bimba forte e prova a reagire. Prova a far finta che niente sia accaduto. Che possa essere tutto un brutto sogno. Ma tra novembre e dicembre dello stesso anno, a cinque mesi da quell’episodio terribile Maria li incrocia di nuovo. La scena è la stessa. Anche il luogo in cui i 6 ragazzini decidono che Maria debba subire nuove violenze è uguale. Sempre lo stesso scantinato, facilmente accessibile, quello in cui allegri ragazzini fanno video musicali cantando canzoni dei rapper della malavita e postandoli sui social. Quegli stessi social che, da gennaio, quando è partita l’inchiesta, sono stati abbandonati.
Questa volta, però, Maria non resiste. Sono troppe le violenze, è tanto il dolore per un’infanzia violata. Le lacrime non si possono nascondere, il dramma deve essere raccontato. I colpevoli, qualora le indagini confermassero tutto, devono essere puniti. Maria parla. Racconta l’orrore, si libera ad un pianto irrefrenabile e disperato. Le analisi mediche dicono il resto. Davanti a camici bianchi allibiti, che accertano violenze impensabili per una bimba di dieci anni. Si muove la giustizia, le forze dell’ordine acquisiscono elementi.
Mettono insieme i tasselli di una storia che non fa dormire più nessuno. Maria, i suoi genitori, il pm e anche i poliziotti chiamati ad aprire le porte dell’inferno. Bambini che violentano bambini, l’innocenza che diventa un ricordo. Un mese circa dura l’indagine che consente di indagare la gang dei dodicenni ritenuta responsabile di quell’orrore.
Maria ha subito troppo: la sua famiglia chiede giustizia. A dieci anni si è troppo piccoli per l’orrore di una violenza. A dieci anni si sognano le bambole e l’amore. Quello vero. Quello senza rabbia.