Castellammare. Nuovo sopralluogo dei magistrati e dei periti nominati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata per ricostruire le cause dell’incidente della funivia del Faito che lo scorso 17 aprile ha provocato la morte di quattro persone. Gli investigatori, aiutati dai vigili del fuoco e con l’ausilio dei droni, stanno cercando alcuni pezzi dell’impianto e della cabina che non sono stati ancora individuati. Possibile che durante la caduta e il rotolamento della vettura siano finiti a distanza dal luogo dove sono stati ritrovati i resti della cabina e i corpi delle vittime. I pezzi mancanti sono sicuramente importanti per i tecnici che devono redigere la perizia sull’incidente, ma va considerato che si sta lavorando in una zona decisamente impervia e questo complica non poco le attività degli investigatori. Al di là degli accertamenti tecnici, l’attenzione è concentrata anche sulla manutenzione dell’impianto che fino al 17 aprile scorso ha collegato Castellammare di Stabia con la vetta del monte Faito. Il pool di magistrati composto dai sostituti procuratori di Torre Annunziata Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio, coordinati dall’aggiunto Cilenti e dal procuratore Fragliasso, stanno annotando tutti i nomi delle persone che dal 2016 – anno in cui ha riaperto la funivia – hanno firmato atti relativi a riparazioni, sostituzioni di pezzi, revisioni e collaudi. Un lavoro che lascia pensare che l’inchiesta potrebbe allargarsi e altri nomi potrebbero finire nella lista degli indagati, come d’altronde già si evince dall’avviso di garanzia notificato a quattro dirigenti e dipendenti Eav la settimana scorsa. Al momento, gli indagati sono Pasquale Sposito, direttore operativo di Eav, Giancarlo Gattuso, direttore Infrastrutture, Marco Imparato, responsabile d’esercizio, e Pasquale Di Pace, campo impianto. Un atto dovuto quello della Procura della Repubblica di Torre Annunziata per procedere con le autopsie che si sono svolte la settimana scorsa sui corpi di Janan Suleiman, 25enne farmacista israeliana, Derek Winn e sua moglie Elaine Margaret, britannici di 65 e 58 anni, e Carmine Parlato, dipendente di Eav di 59 anni. Ovvero le vittime del drammatico incidente della Funivia del Faito, che si trovano nella cabina al momento della caduta assieme a Thabeet Suleiman, 23enne fratello di Janan e unico sopravvissuto. Le condizioni di salute di quest’ultimo, ancora ricoverato all’Ospedale del Mare di Napoli, sono in miglioramento anche se i danni provocati dall’incidente dovranno essere valutati con grande attenzione. Una tragedia per la quale i familiari chiedono di sapere la verità, perché è chiaro che se la cabina della funivia è caduta qualcosa non ha funzionato. A cominciare dai freni d’emergenza che avrebbero dovuto garantire la sicurezza dei viaggiatori e dello stesso dipendente dell’Eav che era all’interno, così come accaduto per la vettura a valle, che si è bloccata ed ha permesso di mettere in salvo dieci persone. Sui freni d’emergenza, con tutta probabilità, ci sarà un capitolo a parte dedicato nella relazione. Eav ha assicurato di aver svolto sempre tutta la necessaria manutenzione, anche con personale interno. La società Galvi srl che ha fornito i freni nel 1989 ha spiegato che non c’è alcuna società formata e autorizzata per fare la manutenzione e che loro in 36 anni non sono mai intervenuti sull’impianto che collegava Castellammare alla vetta del monte Faito.
CRONACA
29 aprile 2025
Castellammare. Incidente della Funivia, nuovo sopralluogo dei periti: l’inchiesta si allarga