«Sarò la tua voce affinché tu abbia giustizia. E’ la promessa che ti faccio e che manterrò fino alla fine dei mie giorni». L’ultimo gesto d’amore di Elvira è un grido alla verità per suo ...
«Sarò la tua voce affinché tu abbia giustizia. E’ la promessa che ti faccio e che manterrò fino alla fine dei mie giorni». L’ultimo gesto d’amore di Elvira è un grido alla verità per suo marito, Carmine Parlato, 59 anni, il vetturista della funivia morto nella strage del Faito dello scorso giovedì santo insieme ad altri 3 turisti. Ieri, nella cattedrale di Castellammare di Stabia, si sono tenuti i funerali dell’uomo. In una chiesa avvolta da un silenzio gelido, una voce ha fatto tremare le navate e salire un brivido nelle ossa. Quello di Elvira è un messaggio di dolore e rabbia, disperazione e speranza, ma soprattutto di amore per colui che è stato il suo faro per 25 anni della sua vita. La donna ha chiesto giustizia e chiarezza e lo ha fatto di fronte ad una chiesa gremita di amici, parenti, colleghi del marito, e soprattutto di fronte alle istituzioni. A presenziare ai funerali, per cui era stato indetto il lutto cittadino a Castellammare e Vico Equense, città di origine di Parlato, oltre al sindaco stabiese, Luigi Vicinanza, e al vicesindaco di Vico, il prefetto Michele di Bari, e, nascosto in quarta fila, dietro ai rappresentanti delle forze dell’ordine e ai gonfaloni dei comuni in lutto e della città metropolitana, il presidente di Eav, Umberto De Gregorio. A condurre la messa è stato il vescovo dell’arcidiocesi Sorrento- Castellammare, Francesco Alfano: «E’ una tragedia che ha messo in ginocchio la città, dobbiamo unirci come una comunità per superarlo», ha detto il prelato. Un’omelia che la vedova di Parlato ha ascoltato a fianco e sorretta dal suo unico figlio, Mario, da cui, nel corso della cerimonia si è staccata solo per recarsi all’altare. La donna lentamente si è avvicinata al microfono. Addosso aveva delle scarpe scure, pantalone blu, una camicia azzurra e un giacca grigia, in mano aveva diversi fogli bianchi che la donna ha appoggiato delicatamente sul leggio: «Volevo leggervi un messaggio di Carmine che mi scrisse per i nostri 25 anni di matrimonio, facendovi una premessa- dice la donna- questo mi costa sacrificio sia per il momento, sia perché i nostri sentimenti sono stati condivisi solo all’interno della vostra famiglia». Elvira prende fiato e si fa coraggio e scandendo bene ogni singola parola legge quell’ultimo messaggio d’amore datato 19 marzo 2025, giorno del loro 25esimo anniversario: «Ho voglia con semplicità su di un semplice foglio farti tanti auguri per questi primi 25 anni. Un quarto di secolo vissuto insieme, 25 anni di incomprensioni, 25 anni di storie tristi, ma anche di piccole soddisfazioni, piccoli passi fatti con tanti sacrifici insieme, bricioli soddisfazione che come gocce nell’oceano coprono i pensieri negativi. Quanti giorni vissuti, sembrano pochi. Ma la realtà ci porta a vedere quello che abbiamo creato insieme a Mario che con tutte le preoccupazioni e diversità di pensiero ci rende felici e fieri della nostra famiglia. Come vorrei essere diverso di carattere, vorrei potermi esprimere e parlare con voi in maniera diversa e in questo so di non essere un buon padre di famiglia. Spero che Dio possa levarmi qualcosa dalla mia vita pur di ridare una vita spianata a Mario, che possa essere maturo e scegliere bene nella sua vita in tutto ciò che dovrà affrontare. Auguro tutto il meglio per te e per nostro figlio perché lo meritate, e per la vostra purezza d’animo. Il mondo non comprende la vostra sincerità. Forse è proprio la sincerità e la perseveranza che ci rende uniti nella diversità di pensiero e nelle difficoltà. Ma niente e nessuno potrà scalfire la nostra unità di famiglia. Mi auguro di vivere fino al prossimo 25esimo anniversario e vedere ancora tante belle cose, vivere belle emozione, vedere nostro figlio crescere e realizzato. Con affetto Carmine». Un lungo applauso ha accompagnato la donna che a testa bassa continua a leggere quei fogli, questa volta però contenenti le sue parole: «Avete strappato Carmine alla vita, negandogli i suoi sogni futuri da figlio marito e padre. Ora è un angelo del paradiso, a fianco al suo amato papà. A noi tocca vivere questo dolore immane: oggi, domani e per tutti i giorni della nostra vita. La morte di Carmine e delle altre vittime- un pensiero va anche a loro che in quel momento era la sua famiglia- merita risposte. Queste vite spezzate, di chi stava portando il pane a casa, e di chi stava vivendo un momento piacevole lontano dal proprio paese visitando un vanto della nostra città, non deve essere un solo fatto di cronaca che dopo qualche tempo finirà nel dimenticatoio, ma un punto di svolta tra passato e futuro», dice Elvira prima di alzare per la prima volta la testa. Per un attimo fissa la platea e ricomincia. «Mi rivolgo ai suoi colleghi, dall’ultimo al primo, a chi doveva proteggere i suoi dipendenti e i suoi viaggiatori, di assumersi ognuno le proprie responsabilità con coscienza e onestà. Ma non solo in quella circostanza ma soprattutto per il prima. Quello che è successo non può essere la conseguenza di quel momento. Non possiamo accettare la scusa della fatalità dell’era “giunto il suo momento”» dice prima di alzare la voce per una sola volta dicendo «No!.». «Questo mio grido di dolore- dice con forza Elvira- rappresenta la voce di Carmine, il primo passo a dargli giustizia, che non ce lo ridarà, ma che rappresenta un sollievo per noi. Chi con leggerezza e superficialità ha messo a repentaglio la vita di un essere umano ne risponda. Ora è il momento delle risposte ai nostri perché. E’ il momento di chi si reputa amico e collega sincero di Carimine, di dimostrarlo con i fatti».