Per il freno di servizio della Funivia del Faito c’è un’anomalia segnalata già dal 2023 e documentata con foto e video che mostrano «la pinza freno in posizione aperta con guarnizione di attrito destra usurata maggiormente rispetto a guarnizione di attrito sinistra e con Ceppo destro con corsa di apertura maggiore rispetto a Ceppo sinistro». A spiegarlo è Tommaso Galbiati, amministratore unico della società Galvi srl, che precisa come, in ogni caso, anche il perfetto funzionamento di quel freno – che doveva essere sostituito il prossimo 16 maggio – non avrebbe potuto impedire la tragedia che si è verificata lo scorso 17 aprile a Castellammare di Stabia. Galbiati però parla perché dal 1989, anno in cui ha fornito quel freno di servizio per la Funivia del Faito alla sua società non è mai stata chiesta una revisione o manutenzione del freno «e precisiamo che non esiste alcuna azienda da noi abilitata, formata ed istruita al fine di eseguire manutenzioni, aggiornamenti e collaudi del freno a disco Galvi», spiega l’imprenditore. Il sospetto, neanche tanto velato, dell’azienda di Lissone è che anche il freno di emergenza, che sarebbe dovuto entrare in funzione ed arrestare la cabina a monte, come accaduto per quella a valle, risale a circa 35 anni fa. «Apparentemente si tratta di due Pinze freno Galvi tipo Pn-6», spiega Galbiati dopo aver visto alcune foto su internet della sala macchine della Funivia del Faito «e al pari del freno di servizio non è mai stata effettuata da noi alcuna manutenzione poiché di ogni intervento da noi effettuato per qualsiasi impianto funiviario vi è sempre un adeguato archivio». C’è da dire che Eav, società regionale di trasporti che gestisce la Funivia del Faito, ha assicurato che venivano svolti controlli giornalieri sul freno di emergenza. Ma in ogni caso, Galbiati si dice «a completa disposizione, se necessario, dell’autorità giudiziaria, per qualsiasi ulteriore approfondimento». La questione dei freni dell’impianto funiviario è uno degli aspetti al vaglio della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che sta indagando sull’incidente che è costato la vita a Janan Suleiman, 25 anni, i coniugi Elaine Margaret e Derek Winn, di 58 e 65 anni, e il dipendente dell’Eav, Carmine Parlato, di 59 anni. Le salme dei tre turisti, dopo l’autopsia di giovedì 24 aprile, sono già state rimpatriate in Israele e in Gran Bretagna, mentre per Carmine Parlato i funerali sono in programma quest’oggi alla Cattedrale di Castellammare di Stabia e saranno officiati dal vescovo Francesco Alfano. Giuseppe Aiello, sindaco di Vico Equense, città di origine del cinquantanovenne, ha anche proclamato il lutto cittadino. Intanto, il pool di magistrati coordinati dal procuratore Nunzio Fragliasso si sta avvalendo di tecnici esperti che dovranno formulare una perizia dettagliata sull’incidente, attraverso sopralluoghi sul posto e l’esame dell’intera documentazione posta sotto sequestro. Una ricostruzione tecnica che necessita di tempo, anche perché dal punto di vista investigativo c’è la necessita di capire se bisognerà iscrivere altre persone nel registro degli indagati prima di un incidente probatorio sul luogo del disastro assieme ai periti che potranno essere nominati dalle difese. Al momento gli indagati sono quattro tra dirigenti e dipendenti di Eav: Pasquale Sposito, direttore operativo, Giancarlo Gattuso, direttore Infrastrutture, Marco Imparato, responsabile di esercizio e Pasquale Di Pace, caposervizio dell’impianto.
CRONACA
26 aprile 2025
Castellammare. Incidente Funivia, il giallo della manutenzione dei freni: anomalia segnalata due anni fa