Castellammare. La fune portante della funivia del Faito potrebbe aver scavallato dal pilone di sostegno e provocato la rottura della fune traente. E’ questa una delle ipotesi avanzate dal pool di tecnici nominati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che ieri hanno effettuato il primo sopralluogo sul luogo dell’incidente che lo scorso giovedì è costato la vita a quattro persone. Tra le varie ipotesi formulate dai tecnici non si esclude nemmeno che le condizioni metereologiche possano aver inciso, forse a causa del forte vento che avrebbe potuto provocare l’impatto della cabina sul pilone e la caduta all’indietro della stessa. Solo dopo aver stabilito con certezza la causa dell’incidente si può tracciare il perimetro delle indagini condotte dai sostituti procuratori di Torre Annunziata Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio, coordinati dall’aggiunto Cilenti e dal procuratore Fragliasso, impegnati ad accertare eventuali responsabilità per l’incidente che è costato la vita a Janan Sulimani, 25enne farmacista palestinese, Elaine Margaret e suo marito Derek Winn, britannici di 58 e 65 anni, e Carmine Parlato, 59enne vetturista di Eav. Partendo dall’analisi del video, i tecnici incaricati della superperizia che finirà agli atti del fascicolo aperto per disastro e omicidio plurimo colposo, sono andati a caccia dei primi riscontri sul monte Faito. Nel corso del sopralluogo, andato in scena ieri, i magistrati della Procura di Torre Annunziata, gli agenti del commissariato di polizia di Castellammare di Stabia e della squadra mobile di Napoli, accompagnati dai vigili del fuoco e dai volontari del Soccorso Alpino, hanno ispezione assieme ai consulenti sia la stazione a valle e la cabina rimasta sospesa (da ieri sono state autorizzate le operazioni di messa in sicurezza dell’impianto), che la carcassa della cabina a monte precipitata. Gli investigatori stanno mettendo in fila tutti gli elementi raccolti finora: il freno d’emergenza non si è attivato; la funivia era in funzione nonostante l’allerta meteo gialla diramata dalla protezione civile regionale; i controlli sull’impianto che dovevano essere effettuati il giorno prima della tragedia erano saltati a causa del maltempo; alcuni testimoni raccontano di rumori mai avvertiti prima durante la salita della cabina verso il Faito. Poi toccherà agli esperti dire se e quali di questi elementi possano aver inciso sull’incidente. Al momento sono quattro gli indagati: Pasquale Sposito e Giancarlo Gattuso, rispettivamente direttore operativo e dirigente Infrastrutture di Eav, Marco Imparato e Pasquale Di Pace, responsabile di esercizio e capo impianto della Funivia del Faito. Ma non si esclude, soprattutto se dai faldoni acquisiti dovesse risultare tutto in regola rispetto alle manutenzioni ordinarie e straordinarie, che l’elenco possa allungarsi con i nomi dei responsabili delle ditte fornitrici dei materiali utilizzati per il funzionamento e la sicurezza dell’impianto e ad eventuali collaudatori dei lavori eseguiti nel corso del tempo. L’azienda regionale dei trasporti ha garantito massima collaborazione agli investigatori per accertare la verità dei fatti. Nella giornata di oggi, intanto, sono attese le autopsie sui corpi delle vittime. Al termine dell’esame irripetibile che i medici legali eseguiranno nell’obitorio del cimitero di Castellammare di Stabia, le salme potrebbero essere restituite ai familiari per i funerali e la sepoltura. Continuano a migliorare, infine, le condizioni generali di Thabet Sulimani, 23enne studente palestinese, fratello di Janan, che è l’unico superstite della tragedia del Faito.
CRONACA
24 aprile 2025
Castellammare. Funivia del Faito, una superperizia per stabilire le cause dell’incidente