Nel cuore più antico profondo del centro storico di Napoli, tra via San Biagio dei Librai e San Gregorio Armeno, si nasconde una piccola chiesa medievale densa di mistero e suggestione: Santa Luciell...
Nel cuore più antico profondo del centro storico di Napoli, tra via San Biagio dei Librai e San Gregorio Armeno, si nasconde una piccola chiesa medievale densa di mistero e suggestione: Santa Luciella ai Librai. Fondata nel 1327 da Bartolomeo di Capua, consigliere diretto dei sovrani angioini Carlo II d’Angiò e Roberto d’Angiò, era inizialmente dedicata ai molinari o mulinari, ovveroai mugnai della città. In seguito, pian piano la chiesa divenne il luogo di culto dei “pipernieri”, scalpellini che lavoravano la dura pietra di piperno con martello e scalpello e invocavano Santa Lucia, protettrice della vista, per proteggersi dalle schegge che durante il duro lavoro di estrazione della pietra lavica, rischiavano di risultare pericolose per i loro occhi. La chiesa, all’esterno, presenta un grande finestrone goticheggiante, un portale in piperno adornato con due stemmi trecenteschi della famiglia Di Capua e sormontato da una lunetta realizzata con lo stesso materiale ed un grande stemma circolare in metallo dorato,probabilmente risalente all’antica Arciconfraternita della chiesa. Sopraelevato rispetto all’ingresso secondario vi è un piccolo campanile le cui campane presentano diverse dimensioni (la più grande è dedicata all’Immacolata, mentre la più piccola a Santa Luciella). Nel Settecento, la chiesa fu profondamente rimaneggiata e nel 1748 divenne sede dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione SS. Gioacchino e Carlo Borromeo.L’Ordine religioso scelse questa chiesa sia per le sue piccole dimensioni che la rendevano adeguata che per le condizioni economiche in cui versava. Dopo secoli di storia e un successivo lungo abbandono, dovuto prima ai bombardamenti della II Guerra Mondiale e successivamente ai rimaneggiamenti dovuti al terremoto del 1980, la chiesa è stata riaperta soltanto nel 2019 grazie all’intervento dell’Associazione napoletana denominata “Respiriamo Arte”. L’Associazione venne a conoscenza dellachiesa per essere stata riportata in un antico libro comprato in zona denominato: “Le chiese perdute di Napoli”. Esternamente lapresenta un grande finestrone a disegno gotico, un portale in piperno adornato con due stemmi trecenteschi della famiglia Di Capua e sormontato da una lunetta fatta con lo stesso materiale ed un grande stemma circolare in metallo dorato probabilmente dell’antica Arciconfraternita della chiesa. Al di sopra dell’ingresso secondario vi è un piccolo campanile le cui campane presentanovarie dimensioni (la più grande è dedicata all’Immacolata e la più piccola a Santa Luciella). Ciò che, però, rende davvero unica la chiesa è il suo ipogeo che cela tra le sue viscere un teschio umano con tanto di orecchie ancora visibili. È questo un caso rarissimo dovuto alla mummificazione spontanea delle cartilagini. Il popolo napoletano, si sa, è molto superstizioso e per la sua singolarità questo teschio è diventato oggetto di un culto popolare davvero intenso: secondo la tradizione, infatti, questo teschio sarebbe in grado di “ascoltare” le preghiere dei fedeli e di intercedere per loro nell’aldilà. Questo teschio è certamente parte integrante del culto delle “anime pezzentelle” di cui abbiamo più volte scritto, cioè le anime abbandonate e senza nome, a cui venivano richieste graziein cambio di cura e preghiere (rinfrescare le anime dei defunti che risiedevano in Purgatorio). La chiesa è oggi visitabile grazie a tour guidati gestiti direttamente dall’associazione, che ne ha anche curato il restauro, riportando alla luce i pavimenti maiolicati, gli affreschi e l’antico ipogeo. Si trova in Vico Santa Luciella n. 5, nel cuore del centro antico di Napoli, ed è una tappa imperdibile per chi ama i luoghi dove storia, fede e leggenda si intrecciano in modo straordinario.