«Ero nell’altra vettura della Funivia, quando sono scattati i freni di emergenza mi sono buttato davanti ai passeggeri per non farli sbattere sulle parti dure visto che c’erano anche dei bimbi pi...
«Ero nell’altra vettura della Funivia, quando sono scattati i freni di emergenza mi sono buttato davanti ai passeggeri per non farli sbattere sulle parti dure visto che c’erano anche dei bimbi piccoli e mi sono fatto male». Massimo Amitrano è il vetturista dell’Eav che ha messo in salvo i turisti rimasti bloccati nella cabina della Funivia partita dalla vetta del Faito alle 14.40 di giovedì scorso per raggiungere la stazione di Castellammare Centro. Otto persone, tra cui una coppia tedesca con due bambini.
Ci racconta quegli istanti di paura?
«Più o meno a quaranta metri dalla stazione ho sentito un forte boato, poi sono scattati i freni della vettura. Ho subito rassicurato tutti, li ho soccorsi e fatti scendere con la manovra di emergenza. Poi sono sceso anche io e una volta giù ho avvertito dolori dappertutto, così mi sono fatto accompagnare in ospedale». Come sta adesso?
«I medici hanno riscontrato una lesione al bacino».
Prima di andare in ospedale ha chiesto del suo collega Carmine Parlato?
«Ho chiesto di contattarlo telefonicamente perché ero molto preoccupato. Prima di essere colleghi siamo amici e ci vogliamo bene».
Purtroppo la cabina a monte è caduta e Carmine non ce l’ha fatta. Lo conosceva da parecchio?
«Da quando è arrivato in Funivia, abbiamo legato subito, avevamo tanti punti caratteriali in comune, eravamo sempre insieme come fratelli. Abbiamo fatto tanti turni di lavoro insieme, anche nel tempo libero ci vedevamo spesso, ho perso un collega-fratello e il mio pensiero va alla moglie e al figlio, che è un ragazzo splendido».
Chi le ha detto che purtroppo non ce l’aveva fatta?
«Ero in ospedale, ho acceso il cellulare e letto la notizia. Faccio ancora fatica a realizzare quello che è successo».
Come si sente adesso? Non solo dal punto di vista fisico.
«A pezzi, ogni volta che ci penso mi viene da piangere».
Si è dato una spiegazione di come sia potuto accadere?
«Questo tocca agli inquirenti. Loro sono preposti a dare una spiegazione a quello che è successo».
Non avete avuto nessun sentore?
«No, sembrava un turno normale di lavoro ed era tutto regolare. Noi siamo all’interno della cabina durante il viaggio, può immaginare quanto teniamo alla sicurezza».
Quindi avete cominciato regolarmente il turno?
«Io e Carmine siamo saliti insieme sulle vetture e ci siamo divisi le corse. Lui mi ha detto di prendere la numero uno e lasciargli la due. In qualche modo mi ha salvato la vita».
L’ultima volta l’ha visto nell’incrocio della funivia prima della tragedia?
«Sì».
Tanti stanno facendo ipotesi sulle cause dell’incidente, lei cosa ne pensa?
«Molti parlano anche senza sapere, dicendo tante stupidaggini. Nemmeno io so cosa sia potuto accadere e attendo l’esito delle indagini».
Cosa rappresenta per lei la Funivia?
«Ho lasciato i treni per venire a lavorare qui, ormai vent’anni fa e non ho mai avuto un incidente. La Funivia del Faito è il fiore all’occhiello del nostro territorio».
Adesso ci risalirebbe?
«Se fosse possibile ci tornerei, sicuramente».