L’inchiesta sulla strage del Faito è già decollata, da ieri sera è una priorità assoluta per ordine di Nunzio Fragliasso, a capo della Procura della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata che indaga, al momento contro ignoti, per disastro colposo e omicidio plurimo colposo. I tecnici incaricati di effettuare gli accertamenti “irripetibili” stanno già raccogliendo materiale prezioso per redigere le prime relazioni sulla tragedia. Avranno tra le mani i dati raccolti sul luogo dello schianto, le immagini che le telecamere di sorveglianza hanno registrato nella stazione a monte, quelle che arrivano invece dalle camere installate sui piloni e all’interno della cabina precipitata e presto potranno leggere tutte le relazioni depositate da chi, negli ultimi anni, è stato incaricato di garantire la manutenzione e la sicurezza della struttura.
Altri dati importanti arriveranno dalla raccolta di informazioni, dalle voci di chi ha visto o era presente nelle stazioni a monte e a valle, dagli esami autoptici che saranno effettuati sui quattro cadaveri recuperati dagli abissi del Faito. Sono due le domande che i magistrati si pongono adesso. La prima: c’erano le condizioni per tenere aperta la funivia? La seconda: c’è stata qualche falla nelle procedure di manutenzione? Su entrambe le domande saranno preziose le risposte che fornirà il responsabile dell’esercizio, un ingegnere dell’area tecnica dell’Eav al quale, almeno come atto dovuto in questa fase delle indagini, sarà destinato un avviso di garanzia. Al netto delle procedure di manutenzione, il procuratore ha segnato in rosso un orario in particolare del giovedì santo appena passato che purtroppo resterà nella memoria di tutti come il giorno della sciagura.
Sono le 11,20 del 17 aprile quando, come si legge in un comunicato sul sito dell’Eav, ripartono le corse delle «panarelle» che per qualche ora erano rimaste ferme a causa delle condizioni meteo avverse. Il via libera viene dato proprio dall’ingegnere responsabile dell’esercizio una volta ultimate tutte le verifiche e le corse ripartono. In cima c’è una foschia fitta, a valle il cielo si è già rasserenato. Resta il vento, certo, ma, secondo i responsabili della sicurezza, non così minaccioso da decidere di tenere ancora ferme le cabine nelle stazioni. Che sia stato un azzardo o meno, lo dirà l’inchiesta, ovviamente alla quale spetta il compito di valutare se la strage del giovedì santo poteva essere evitata e se ci sono responsabilità.