Torre del Greco. La caratteristica chiesetta dedicata a Sant’Antonio Abate lungo via Nazionale resta in condizioni di profondo degrado, abbandono e incuria. In questi giorni tutte le parrocchie sono...
Torre del Greco. La caratteristica chiesetta dedicata a Sant’Antonio Abate lungo via Nazionale resta in condizioni di profondo degrado, abbandono e incuria. In questi giorni tutte le parrocchie sono aperte per accogliere i fedeli in vista della resurrezione di Cristo, ma non così per la deliziosa e storica chiesa costruita nel lontano 1725.
L’edificio sacro nel cuore del popoloso quartiere di Sant’Antonio, purtroppo, da tempo è ormai chiusa. E pensare che anni fa era un’agognata meta per i fedeli – provenienti anche da diverse città della provincia di Napoli e non solo – pronti, in occasione della festività del 17 gennaio, a onorare Sant’Antonio Abate, patrono degli animali, in compagnia dei loro amici a quattro zampe e non solo, per ricevere la santa benedizione.
Un grazioso esempio di chiesa rurale, costruita con fede e devozione da un ricco possidente terriero, don Giuseppe Cristino, come emerge dalle fonti dello storico Vincenzo Di Donna in “L’Università della Torre del Greco nel secolo XVIII”, 1912. Anzi, sembra che Giuseppe Cristino all’epoca formalizzò perfino un legato di cento ducati annui per opere di culto e di mantenimento a favore della chiesa, e per la celebrazione di una messa quotidiana. Volontà del buon don Giuseppo, tristemente disattese. Intanto, la settecentesca struttura, patrimonio artistico non solo della Curia di Napoli, ma dell’intera collettività, mostra tutta la sua, inaccettabile, sofferenza, peraltro potenziale pericolo per la pubblica incolumità.
In particolare, il frontone, ricovero per i colombi – in evidente condizioni di depauperamento – preannuncia la possibile caduta di pietre e calcinacci sul marciapiede ricolmo di guano. Una grave circostanza quella della caduta dei calcinacci, già avvenuta in più occasioni, e solo grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco si sono evitati possibili danni a persone e cose. Anche le pareti laterali, che si affacciano in un cortile privato e nell’adiacente via Emilia, sono in evidente stato di fatiscenza.
Altrettanto il retrostante campanile versa in cattive condizioni, con crepe murarie. L’ingresso della chiesa, ostruito da erbacce, mostra ai lati un diffuso disfacimento degli intonaci e delle malte che legano la muratura. La bella immagine del santo – a cura del maestro Ciro Adrian Ciavolino, collocata ai lati del portale – è ormai irrecuperabile.
Eppure, a tutt’oggi, nonostante il pericolo, la struttura non è ingabbiata, neanche la cornice del frontone, né l’area è interdetta al transito. Di sicuro, appare necessario un adeguato intervento, in primis da parte dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Mennella e poi delle altre istituzioni ecclesiastiche e civili, Curia e Soprintendenza. Una emergenza necessaria, non solo per la tutela e la sicurezza dei cittadini, ma anche la giusta fruizione dei beni culturali, condizioni imprescindibili per avviare processi di riqualificazione e di rinascita delle comunità.
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