Castellammare. «Il Doriforo di Stabiae deve tornare a Castellammare». E’ questo il grido che si alza dal teatro Supercinema, in occasione della presentazione del primo catalogo dei reperti del Museo Libero D’Orsi. Un appello che parte dal direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel e dal procuratore della repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, che si stanno battendo ormai da anni per far sì che la statua trafugata sulla collina di Varano oltre mezzo secolo fa e oggi esposta al Minneapolis Institute of Art, negli Stati Uniti, possa finalmente essere restituita a Castellammare. Un appello che punta a scuotere anche il governo italiano affinché si faccia fronte comune per recuperare un reperto di valore inestimabile, che darebbe ancora più lustro a uno scrigno di tesori come il museo nazionale Libero D’Orsi. «La restituzione del Doriforo non è solo una battaglia legale, ma anche una questione etica e culturale. Abbiamo provato a raggiungere un accordo bonario ma siamo su livelli molto lontani. La statua deve tornare a casa», ha dichiarato Zuchtriegel. «È evidente per noi che il Doriforo appartiene a Stabiae e deve essere esposto nel museo della città», ha ribadito con forza. Il direttore ha anche raccontato dei progressi nel campo della ricerca, in particolare grazie al lavoro della professoressa Carmela Capaldi, che ha contribuito a chiarire il luogo di ritrovamento del Doriforo. «Non possiamo fare a meno di mettere in evidenza come il nostro museo di Stabiae non abbia nulla da invidiare a nessun altro», ha concluso Zuchtriegel. Fondamentale anche l’intervento del procuratore Nunzio Fragliasso il quale ha confermato l’esistenza di documenti che attestano che il Doriforo proviene da uno scavo e non da un ritrovo in mare «lo confermano le tracce di terra presenti sull’opera quando è stata restaurata», ha detto Fragliasso, ricordando che «in una conversazione scritta tra due funzionari del museo di Minneapolis inoltre si fa riferimento al “furto di Stabiae”». «Bisogna parlarne, non possiamo tacere, non dobbiamo arrenderci», ha aggiunto ancora il procuratore della repubblica di Torre Annunziata.
Il catalogo
La presentazione del primo catalogo del Museo Libero D’Orsi si è tenuta in un teatro Supercinema gremito ed ha visto la partecipazione del primo cittadino Luigi Vicinanza e di Maria Rispoli, direttrice del Museo Archeologico di Stabia e curatrice del progetto, assieme a Gabriel Zuchtriegel, e del giornalista Antonio Ferrara, presidente del Comitato per gli Scavi di Stabia. Ad intervenire anche alcuni degli autori che si sono occupati della stesura dei saggi critici e delle oltre 500 schede descrittive dei reperti contenute nel volume. Un’occasione importante quella della serata, per sottolineare l’impegno continuo per la valorizzazione dello straordinario patrimonio archeologico del territorio. «Non sono solo pagine di un libro: è la narrazione della nostra identità, il racconto della nostra storia, e soprattutto una proiezione verso il futuro. – ha dichiarato il sindaco – C’è ancora un immenso lavoro da fare in merito alla promozione culturale. Da quando sono stato eletto si sono tenuti 9 convegni alla Reggia di Quisisana e molti tra coloro che vi hanno preso parte non erano mai stati lì, ne sono rimasti incantati. Questo mi ha fatto capire che siamo ancora agli inizi e c’è tanto di cui occuparsi». Il volume rappresenta il culmine di decenni di lavoro e passione per la storia di Stabiae, un territorio che sta diventando sempre più centrale per la promozione culturale della Campania. «Questo libro è come un figlio, il risultato di 35 anni di lavoro e dedizione», ha dichiarato Nicola Longobardi, editore dell’opera, rievocando il percorso che aveva preso il via nei primi anni ‘90 con la pubblicazione di un primo volume dedicato all’Antiquarium di Stabiae. Una città che si sta prendendo la sua rivincita, che si sta riscoprendo. Grandi sarebbero stati l’orgoglio e la commozione di Libero D’Orsi, a cui il catalogo è intitolato, nell’assistere alla celebrazione di questo importante traguardo. Lui che 75 anni fa, con tenacia e sguardo al futuro, si è lanciato nella missione pionieristica che permette oggi di conoscere la storia dell’antica Stabiae.
La valorizzazione
Importante in questa missione di promozione del territorio la collaborazione tra le istituzioni su cui il soprintendente di Napoli Mariano Nuzzo ha posto l’accento durante il suo intervento. «Bisogna avere una visione ampia che coinvolga tutto il territorio perché siamo una miniera per il panorama archeologico internazionale. Conosco bene il lavoro che Gabriel e Maria stanno portando avanti, ne siamo davvero grati». Il soprintendente ha inoltre confermato l’avvio imminente di un restauro significativo per il complesso di San Francesco, segno concreto dell’impegno nella conservazione del patrimonio. Commosso il tono di Maria Rispoli, direttrice del Museo Archeologico di Stabiae, nel raccontare l’evoluzione della percezione di Stabiae. «Il nostro museo racconta una storia che si estende ben oltre i confini di Castellammare di Stabia, abbracciando anche i comuni limitrofi come Gragnano, Sant’Antonio Abate e Santa Maria La Carità», ha spiegato Rispoli. La direttrice ha anche annunciato la riapertura di un affresco straordinario, interpretato in una nuova chiave. Quello che prima era un semplice “cantiere” sarà da oggi rappresentazione del paesaggio stabiano. «Questo affresco racconta un rituale di scambio commerciale e ci offre una lettura più profonda della vita economica e sociale del nostro territorio», ha concluso la direttrice invitando il pubblico a presenziare alla riapertura il prossimo 15 maggio. @riproduzione riservata