Torre Annunziata prova a riscoprire il turismo: raddoppiano le strutture ricettive in poco più di un anno. Un balzo in avanti che sorprende, ma anche un campanello d’allarme che suona forte. La ci...
Torre Annunziata prova a riscoprire il turismo: raddoppiano le strutture ricettive in poco più di un anno. Un balzo in avanti che sorprende, ma anche un campanello d’allarme che suona forte. La città vive un momento di inattesa crescita nel settore turistico, almeno a giudicare dai numeri. Secondo i dati ufficiali diffusi dalla Regione Campania e aggiornati al 31 marzo 2025, le strutture ricettive attive sono salite a quota 165. Solo tre mesi fa, al 31 dicembre 2024, erano 128. E appena un anno prima, a fine 2023, si contavano soltanto 87 attività censite. In poco più di un anno, il numero è quasi raddoppiato. Ma dietro a questa espansione si nasconde una contraddizione profonda: Torre Annunziata continua a essere scelta per dormire, non per restare. Il boom riguarda soprattutto le locazioni brevi, passate da 41 a 68 in un solo trimestre: un segnale evidente di come privati cittadini, piccoli investitori e proprietari di seconde case stiano intercettando la domanda crescente di pernottamenti mordi e fuggi, alimentata dai flussi turistici verso la penisola sorrentina, Napoli e Pompei. Più modesta, invece, la crescita delle case vacanza, da 57 a 63 unità, mentre bed and breakfast e affittacamere hanno registrato un incremento più contenuto, registrando entrambe un più 2 alla casella aumenti. A fare da motore a questo cambiamento non è tanto un’accelerazione interna, quanto piuttosto la posizione strategica della città. Torre Annunziata si trova esattamente al centro del golfo: a metà strada tra Napoli e Sorrento, e a pochi passi da Pompei, con la linea ferroviaria che collega in pochi minuti alle tre ambite mete. A pesare nella scelta dei turisti, italiani e stranieri, sono anche i costi sensibilmente inferiori rispetto alle località più blasonate. In sostanza, dormire a Torre Annunziata conviene. Ma è proprio questa convenienza a relegare la città al ruolo di “hub del sonno”, uno spazio anonimo di passaggio, una porta d’ingresso senza attrattiva interna. Eppure, le potenzialità non mancano. Il sito archeologico di Oplontis, con la sontuosa Villa di Poppea, è patrimonio dell’UNESCO e rappresenta una delle testimonianze meglio conservate della vita romana antica. Tuttavia, nel 2024 e nei primi mesi del 2025, il sito ha registrato un leggero calo di presenze. Una contraddizione amara: la città cresce in strutture ma non in identità turistica. Gli ospiti aumentano, ma passano e se ne vanno senza vivere davvero il territorio. Il nodo irrisolto resta la visione turistica della città. Nessun piano integrato, nessun percorso storico-culturale strutturato, nessuna rete tra esercenti e istituzioni per offrire un’esperienza di visita completa e coinvolgente, ma iniziative spesso individuali e non coordinate tra loro. Torre Annunziata continua a mancare di un’offerta ampia capace di trattenere i visitatori, incuriosirli, emozionarli. La città non racconta sé stessa: manca la narrazione, mancano eventi, musei interattivi, valorizzazione del mare, del porto, dei quartieri storici. I numeri potrebbero dunque essere una splendida notizia, ma rischiano di restare un’occasione persa se non accompagnati da una svolta culturale e progettuale. Un cambio di passo al quale è chiamata l’amministrazione comunale del sindaco Corrado Cuccurullo che, nelle ultime settimane, ha fornito segnali quantomeno incoraggianti con il protocollo d’intesa firmato tra Comune, Eav e Parco archeologico di Pompei per la valorizzazione di Villa Poppea. Sarà il futuro a dire se quella intrapresa è stata la strada giusta.