San Giorgio a Cremano. Il 24enne arrestato con l’accusa di essere il “carceriere” del 15enne sequestrato mentre era in strada a San Giorgio a Cremano conosceva il padre del minorenne. Lo ha spiegato anche il padre della giovane vittima del sequestro lampo, che ieri mattina ha incontrato i giornalisti nella sua abitazione a San Giorgio a Cremano: “Questa persona ha lavorato saltuariamente nell’autolavaggio di famiglia. E poi è una persona del quartiere”. Proprio nell’autolavaggio, che dista qualche centinaio di metri dalla casa di Pino, il 15enne parcheggia la sua macchina 50. Martedì mattina, come sempre, il giovane si è recato presso l’autolavaggio per prendere l’auto e raggiungere il liceo scientifico Silvestri a Portici, ma poco prima di raggiungere la meta è stato sequestrato. “Ho ricevuto la notizia del rapimento “attraverso un messaggio verso le 8.10 in cui mi si diceva che, se non avessi avvisato la Polizia e avessi fatto ciò che mi dicevano loro, avrei rivisto mio figlio e non gli sarebbe capitato nulla”. A chi gli chiede cosa avesse pensato in quel momento, risponde: “Ero in palestra. Inizialmente ho pensato si trattasse di uno di quei messaggi fake che a volte arrivano sui cellulari”. Ha quindi contattato telefonicamente le scuole dei figli, per accertarsi che fossero presenti. E in quella del quindicenne “lui non c’era” spiega. “Ho chiamato mio suocero che gestisce l’autolavaggio di famiglia per chiedere se ci fosse la macchina di mio figlio, che lui parcheggia lì. E quando mi ha detto che era al suo posto, sono andato nel panico perché ho capito che effettivamente era successo qualcosa. Da lì mi sono precipitato nei pressi del lavaggio e ho trovato polizia, carabinieri che erano stati allertati da passanti, dal titolare del bar. Poi è iniziato il tam tam dei messaggi, delle contrattazioni, di come prendere tempo per trovare la soluzione migliore”. Quanto alla richiesta estorsiva, “avevano chiesto 1 milione e mezzo, una richiesta per me surreale. Nonostante siamo piccoli imprenditori, la nostra è una famiglia modesta non così facoltosa” le parole del papà. “E’ evidente che chi ha agito conosceva le nostre abitudini, le abitudini di mio figlio”, ha sottolineato il padre. L’uomo e il figlio 15enne sono stati ascoltati a lungo in Questura, e ad accompagnarli c’era l’avvocato Michele Rullo. Il giorno dopo Pino, questo il nome del papà del 15enne è ancora frastornato. Sorridente, felice per aver scampato un pericolo enorme, ma ovviamente ancora molto turbato. “Per fortuna è andato tutto bene, ma inevitabilmente la nostra vita subirà dei condizionamenti. Penso che la vita di qualsiasi genitore, che ha subito quello che abbiamo subito noi, cambia. Non è una cosa semplice da affrontare. Se la mia vita non dovesse essere più la stessa, se non dovessimo sentirci più tranquilli, penseremo di andare altrove” le parole del padre del 15enne rapito a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, e rilasciato nel pomeriggio in zona Licola, nei pressi dell’uscita della Tangenziale. “I bambini non si devono toccare, non si devono toccare i figli di nessuno. Quello che accaduto ci ha segnato profondamente”, ha aggiunto Pino, imprenditore edile, ma anche attivo nel settore dell’organizzazione di eventi e di vita notturba e mondana. Pino ha raccontato ai cronisti ciò che è accaduto in quelle lunghissime ore. “Gli attimi più difficili sono stati quelli di non avere più certezza di rivedere mio figlio” ha raccontato Pino. “Si combatteva con questa continua pressione, la richiesta immediata di avere soldi, di incontrarmi, di dovermi liberare dalla Polizia”, racconta il padre. “Ed essendo da sempre una persona sincera, anche in quella situazione, ho scelto di dire la verità: cioè che ero dalla Polizia che non mi avrebbe mai lasciato andare e fare cose di testa mia”. I contatti, come hanno avuto modo di spiegare anche gli inquirenti, sono avvenuti via chat. Messaggi continui con i quali i rapitori chiedevano un milione e mezzo di euro per lasciare libero il ragazzo. Un’angoscia durata diverse ore: dalle otto del mattino fino alle 15, quando finalmente, il 15enne è stato liberato in una piazzola di sosta nei pressi di Licola. E lì, grazie a una persona fermata per caso, ha potuto chiamare il papà. “Assolutamente no. Mio figlio l’ho sentito quando mi ha telefonato personalmente dal telefono di un ragazzo che ringrazio pubblicamente” la risposta di Pino a chi gli chiede se, durante le ore del sequestro, i rapitori gli avessero mandato foto del figlio o dato la possibilità di sentirlo. “Mi sembrava una telefonata surreale perché anche in quel momento ho dubitato di poterlo rivedere – ha spiegato il padre -. Ho poi chiesto a mio figlio di ricontattarmi con un altro numero di altra persona che ringrazio e che mi ha tenuto in videochiamata fino a quando sono arrivati i miei fratelli a prenderlo”. L’uomo ha poi ringraziato le forze dell’ordine “per la prontezza che hanno avuto anche nel farmi rimanere lucido e di non farmi andare in preda al panico”. Quindi la corsa verso casa, l’abbraccio con la famiglia.
CRONACA
9 aprile 2025
Quindicenne rapito, l’angoscia del papà: «Temevo di perderlo»