Arrivano con discrezione, spesso da soli, qualcuno a piedi, altri in auto. Qualcuno non parla, altri si fermano a ringraziare. Sorridono con gli occhi, prendono il necessario e tornano a casa. In quel...
Arrivano con discrezione, spesso da soli, qualcuno a piedi, altri in auto. Qualcuno non parla, altri si fermano a ringraziare. Sorridono con gli occhi, prendono il necessario e tornano a casa. In quella busta c’è un supporto concreto: pasta, olio, biscotti, pelati, scatolame. C’è l’essenziale per tirare avanti qualche giorno, forse una settimana. Poi si ricomincia. Sono 322 le persone che a Pompei hanno fatto richiesta e sono risultate idonee a ricevere il pacco alimentare mensile nell’ambito del progetto del Banco Alimentare Campania Onlus, “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”, in sinergia con il Comune guidato dal sindaco Lo Sapio. Un titolo che sembra scritto proprio per loro, per chi ha imparato a vivere contando tutto, tranne la dignità. Non c’è clamore. Nessuna fila visibile, nessuna foto. Solo numeri, che si trasformano in storie. Trecentoventidue. Un numero che si porta dietro un pezzo di città. C’è chi ha perso il lavoro, chi non riesce a trovarne uno, chi vive con una pensione minima, chi è rimasto solo. C’è chi ha figli da crescere, bollette da pagare, mutui da onorare. C’è chi non ce l’ha fatta più e ha chiesto aiuto. I pacchi vengono distribuiti con regolarità, come un appuntamento che si ripete. Lì, in quei momenti, si incrociano sguardi. Nessuno parla troppo. C’è chi abbassa lo sguardo, chi prova a mascherare l’imbarazzo. Poi, quando si sente accolto, si rilassa. Ogni tanto si scambia una parola, un sorriso, un cenno di intesa. È una comunità invisibile, ma presente. Le richieste arrivano da ogni quartiere. Non ci sono zone, non ci sono confini. La difficoltà abita ovunque, anche dove non te l’aspetti. A volte bussa una volta sola. A volte ritorna. Non fa distinzione. Si insinua piano, si fa spazio, si impone con la necessità. Il progetto del Banco Alimentare è strutturato, organizzato, pensato per rispondere a questo bisogno. Ogni pacco è preparato con attenzione. Ogni consegna è una piccola pausa nella fatica quotidiana. Un modo per respirare. Per sentire che qualcuno c’è. In fondo, “condividere i bisogni” non è solo un gesto pratico. È un modo di stare vicini. Di guardarsi negli occhi e riconoscersi. Chi porta via quella busta spesso non dice nulla, ma dentro di sé sa che per oggi, almeno per oggi, qualcosa è andato bene. E quel numero continua a crescere, diminuire, cambiare. Ma resta lì, come un indicatore silenzioso di una fragilità diffusa, che cammina accanto alla quotidianità, senza fare rumore. Pompei la vive così: con discrezione, con fatica, con dignità. Ogni nome, ogni volto che attraversa quel momento, lascia un segno. C’è un prima e un dopo, una speranza minima che si rinnova. Perché anche un pacco alimentare, quando è condiviso, può diventare molto più di ciò che contiene. Anche dopo la consegna, qualcosa resta. Un pensiero, un gesto, una carezza invisibile. La consapevolezza che una rete esiste per aiutare chi ancora è solo.