Torre del Greco. Rappresentò il capo dello Stato, il premier Giorgia Meloni e il leader della Lega Matteo Salvini dentro un water: assolto dall’accusa di vilipendio della Repubblica. E’ il verdet...
Torre del Greco. Rappresentò il capo dello Stato, il premier Giorgia Meloni e il leader della Lega Matteo Salvini dentro un water: assolto dall’accusa di vilipendio della Repubblica. E’ il verdetto con cui il giudice monocratico Carmela De Simone del tribunale di Torre Annunziata ha chiuso la storia giudiziaria dell’installazione allegorica realizzata in occasione delle festività natalizie del 2022 in via Fontana: una «creazione artistica» finita subito al centro di polemiche e proteste, fino al sequestro da parte dei carabinieri – alla vigilia della Befana del 2023 – in seguito alle segnalazioni di diversi esponenti della politica cittadina.
I capi d’accusa
Il «tradizionale» addobbo di Natale realizzato da Salvatore Di Matola – un habitué della satira a sfondo politico come testimoniato dalla «creazione» per le festività 2019, con il sindaco Giovanni Palomba rappresentato accanto a un cassonetto della spazzatura – voleva «difendere» il reddito di cittadinanza messo a rischio dall’avvento del nuovo governo di centrodestra. Non a caso, l’installazione a forma piramidale di 4,35 metri di altezza, raffigurava il leader grillino Giuseppe Conte nell’atto di tirare lo sciaquone per gettare nel gabinetto il capo dello Stato e il premier di Fratelli d’Italia, insieme ai suoi alleati di Lega e Forza Italia. Una struttura animata di grande impatto, capace di richiamare migliaia di curiosi in via Fontana e – complice il tam tam su Tik Tok – perfino le telecamere del programma «Mattino Cinque» per un servizio poi messo in onda dall’emittente Mediaset. Insieme alla «ribalta mediatica» arrivarono, tuttavia, anche le grane giudiziarie. L’installazione artistica venne sottoposta a sequestro e il giostraio denunciato all’autorità giudiziaria per vilipendio della Repubblica.
L’iter giudiziario
Il 58enne di via Fontana – assistito dall’avvocato Ivan Marcello Severino – impugnò il decreto di sequestro davanti al Riesame di Napoli e, a 50 giorni dal blitz dei carabinieri in zona porto, ottenne una prima vittoria giudiziaria: la struttura, infatti, venne dissequestrata dai giudici della X sezione del tribunale delle libertà: «Il decreto di sequestro probatorio di cui trattasi – scrissero i magistrati del collegio presieduto dal giudice Antonio Pepe – risulta del tutto privo di una formulazione in ordine alle ragioni sottese alla necessità di sottoposizione a sequestro del manufatto». In pratica, non erano sussistenti le esigenze probatorie: «Non si può desumere alcunché dal provvedimento del pubblico ministero e neppure dal verbale di sequestro allo stesso incorporato – proseguiva la sentenza – sicché la mancanza di un benché minimo, purché specifico e congruente, apparato motivazionale inficia di nullità il provvedimento». Successivamente, a dicembre del 2024, era arrivato il decreto di citazione a giudizio. Su input del proprio legale, Salvatore Di Matola ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato e – al termine di una breve camera di consiglio – ha portato a casa un’assoluzione piena. In pratica, non ci sarebbe stato vilipendio della Repubblica bensì solo «critica politica».
Il commento del legale
«La sentenza accoglie pienamente la tesi difensiva della mia discussione – la soddisfazione dell’avvocato Ivan Marcello Severino – per cui la struttura allegorica è espressione del libero pensiero e della critica politica che la costituzione e le leggi garantiscono».
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