Sos inquinamento dopo l’incendio scoppiato in un deposito di rifiuti di Scafati, nella giornata di sabato. Le operazioni di spegnimento da parte dei vigili del fuoco sono andate avanti ininterrottamente, con l’ausilio delle autobotti messe a disposizione dalla Gori e dei droni, necessari per vedere dall’alto i punti dove intervenire per domare il rogo. Cinque vigili del fuoco sono rimasti feriti, per fortuna nessuno in modo grave, nonostante il cedimento della copertura della struttura. Sul caso è stata aperto anche un fascicolo da parte della Procura di Nocera Inferiore, che indaga per stabilire le cause del rogo, senza escludere la pista dolosa. Le preoccupazioni, in questo momento, sono però tutte rivolte alla sicurezza dei cittadini dei diversi comuni confinanti con Scafati. Nell’area interessata dall’incendio divampato nel sito “Seneca” di gestione di rifiuti a via Galileo Ferraris è stato installato un laboratorio mobile in grado di monitorare le concentrazioni orarie di un set di inquinanti atmosferici, tra cui polveri sottili PM10 e PM2,5, monossido di carbonio, ossidi di azoto, benzene, toluene, xilene, allo scopo di ottenere un quadro complessivo della qualità dell’aria a conclusione dell’evento. Il laboratorio si aggiunge ai due campionatori, già attivi da ieri, per la ricerca di diossine, furani, metalli, idrocarburi policiclici aromatici, PM10. Oltre allo sgombero di 16 famiglie residenti nella zona interessata dall’incendio, i sindaci di Angri, Sant’Egidio del Monte Albino, Pagani, Corbara, Pompei, San Marzano e Santa Maria la Carità, avevano firmato ordinanze precauzionali, in particolare per quanto riguarda la chiusura degli impianti di areazione pubblici e privati, in alcuni casi la vendita della frutta, e il consiglio di tenere balconi e finestre chiuse. La vicenda ha scatenato anche la polemica politica. «Le immagini arrivate da contrada Cappella sono inquietanti e allarmanti. I rifiuti sono pericolosi quando integri, figuriamoci se in fiamme», sbotta Mario Santocchio coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia a Scafati. Da anni è stata chiesta la delocalizzazione di quel tipo di impianto, non previsto dalle norme dell’area Pip. «L’ultima nostra denuncia risale allo scorso gennaio, in cambio abbiamo ricevuto una diffida con minaccia di querela. La salute però non è negoziabile, e ci auguriamo che le indagini della magistratura possano fare luce su quanto sta accadendo. La nostra speranza è che tutto ritorni alla normalità, e i residenti possano rientrare nelle proprie abitazioni». Sull’incendio è intervenuta anche l’associazione ambientalista “Per la Nostra Terra”: «Una bomba ecologica in piena città, davanti agli occhi di tutti: dove sono i controlli e chi ha permesso tutto questo? Chiediamo interventi urgenti, bonifica della zona, l’apertura di un’indagine e la fine del silenzio e della complicità», fa sapere il sodalizio scafatese. In allerta la sindaca di Sant’Antonio Abate, Ilaria Abagnale: «Fin da subito, ci siamo attivati con gli altri comuni limitrofi per monitorare attentamente la situazione e salvaguardare la sicurezza della popolazione. Abbiamo richiesto agli enti competenti verifiche specifiche sulla qualità dell’aria, i cui esiti saranno condivisi non appena disponibili. Resteremo, quindi, in costante contatto con la Protezione Civile Regionale e le autorità preposte alla gestione dell’emergenza, quali anche la Prefettura, con cui abbiamo attivato un tavolo di monitoraggio, e vi forniremo aggiornamenti ufficiali con la massima tempestività». Dello stesso tenore il sindaco di Santa Maria La Carità, Giosuè D’Amora, che ha invitato subito tutta la cittadinanza a stare all’interno delle proprie abitazioni tenendo balconi e finestre chiuse. @riproduzione riservata
CRONACA
7 aprile 2025
Scafati. Incendio nel deposito di rifiuti, ora è allarme diossina