Boscoreale. Giuseppe ha sette anni e ha l’arcobaleno nell’anima: tanti colori diversi, proprio come i modi di essere bambini con l’autismo. Mille sfumature, a volte più nette, altre più attenu...
Boscoreale. Giuseppe ha sette anni e ha l’arcobaleno nell’anima: tanti colori diversi, proprio come i modi di essere bambini con l’autismo. Mille sfumature, a volte più nette, altre più attenuate, che ha deciso di condividere con i suoi compagni di scuola della Cangemi di Boscoreale, in un opuscolo realizzato con la mamma in occasione della giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Ma non un semplice libretto, bensì una chiave per aprire le porte del suo mondo un po’ speciale, fatto di emozioni vere, di sogni e di piccole battaglie quotidiane, che sta imparando ad affrontare insieme alla mamma Marianna, che gli è accanto con amore e pazienza, aiutandolo a esprimere ciò che sente. Per Giuseppe, le parole sono come «farfalle che non riesco ad acchiappare per farle uscire dalla bocca». Ecco come spiega le sue difficoltà a parlare e a farsi capire subito. «Magari mi vedete saltare su e giù o fare dei suoni buffi. Non preoccupatevi! Lo faccio perché così mi sento meglio, come quando c’è troppa luce forte e chiudo un po’ gli occhi». Nel suo racconto, ha aperto il cuore ai compagni, ha svelato le sue emozioni un po’ “pazzerelle”, che a volte lo fanno volare per la gioia, e in altre lo fanno diventare triste “come un orsetto che ha perso il suo miele”. Tutta colpa del “Mostro delle emozioni” che lo fa cadere in confusione. Ma, alla fine, «sono sempre Giuseppe, un bambino come voi, un po’ goffo, a volte faccio qualche piccolo disastro e magari mi lamento un pochino, ma vi voglio un mondo di bene». La sua memoria sfiderebbe quella di un computer, la sua capacità di comprensione ha i tratti della genialità, è «solo che a volte è difficile rispondere subito o dire quello che penso o come mi sento. Allora magari piango, mi arrabbio o faccio dei suoni strani perché le parole non vogliono uscire». Più va avanti, più le sue parole rapiscono, prendono l’anima, svelano, illuminano. Giuseppe ha voluto raccontare anche le sue piccole grandi passioni: «Adoro la frutta dolce e la verdura croccante, i dolci golosi e la pizza saporita! Mi piace giocare a calcio, far girare l’hula hoop, saltare come un canguro, fare bolle di sapone, giocare a nascondino e costruire puzzle colorati». Ama dipingere, ascoltare musica che fa ballare il cuore e nuotare come un pesciolino. Il suo animale preferito è il polpo, con i suoi tentacoli morbidi e danzanti. E poi ci sono le coccole, i grattini sulla schiena, gli abbracci caldi e i baci affettuosi: piccole carezze che per lui valgono più di mille parole. Ma ha parlato anche delle difficoltà che incontra ogni giorno: «Non mi piace la fretta. Se mi chiedete di fare qualcosa troppo in fretta, mi confondo. Per favore, spiegatemi con calma. A volte aspettare tanto mi fa diventare impaziente. E non mi piace essere tirato per un braccio all’improvviso. Ditemi cosa dobbiamo fare e io vi seguirò». Poi ha lasciato un suggerimento ai suoi amici: «Per me ci vuole un po’ più di tempo per dire le cose. Datemi un attimo e aiutatemi. Se proprio non riesco a parlare, potete farmi domande semplici o usare il libro arancione che ho nella borsa. Per esempio: ‘Giuseppe, ti sei fatto bua?’ o ‘Giuseppe, hai fame?’». Il suo messaggio è chiaro, sincero. Non è solo inclusione, di cui si parla tanto: è condivisione. «Sono un bambino come tutti gli altri, solo che il mio arcobaleno interiore è un po’ più speciale e a volte ho bisogno di un piccolo aiuto. Ma con tanti amici come voi e con le mie maestre che mi vogliono bene, imparo ogni giorno di più». E così, con la purezza di chi guarda il mondo con occhi pieni di meraviglia, Giuseppe non ha solo aperto una porta: ha svelato il suo universo e quello di tutti i bambini come lui. Per conoscerlo e comprenderlo davvero, basta imparare a percepire con il cuore per comprendere davvero.