Chiusura in grande stile per la settima edizione della rassegna “Gli Incontri di Valore”, ideata da Nicola Ruocco. Protagonisti del doppio appuntamento che si è tenuto all’hotel Habita 79 di Pompei l’artista Riccardo Bandiera e l’autore e giornalista Carlo Manfredi. È stato proprio quest’ultimo ad aprire la serata presentando il suo nuovo libro, “Il calcio in riva al mare”. “Storie, destini e sogni dei ragazzi di Rovigliano – ha introdotto Nicola Ruocco – Un sottotitolo che racchiude perfettamente il contenuto della sua ultima opera, un racconto che funge da macchina del tempo delle emozioni, della leggerezza e anche della nostalgia. Ho ritenuto avesse il timbro perfetto a chiusura di questa splendida edizione”. Numero 10 e capitano della Vjs Velletri, unico calciatore rossonero a segnare una doppietta ad una squadra di serie A, Carlo Manfredi ha indossato le scarpette in tenera età e da allora non le ha più appese al chiodo. Ancora oggi infatti scende sul campo da gioco grazie ad un’iniziativa che ha promosso il calcio over 60 a Napoli e di cui lui si è fatto maggiore supporter. Da un lato il giornalismo, dall’altro il calcio, una dicotomia che ha caratterizzato la vita di Manfredi sin da giovane, due mondi che in quest’opera riescono a convergere. Sono state infatti la sua passione per la scrittura e le memorie del suo passato calcistico a spingerlo, un pomeriggio del 2020 in pieno Covid, ad iniziare la stesura di questo libro. “Il centro sportivo di Rovigliano – ha dichiarato l’autore con un sorriso nostalgico – è stato un luogo fondamentale per la comunità stessa di quel territorio, per i ragazzi che vedevano in quel pallone il loro riscatto. Parlare di calcio in riva al mare non è affatto metaforico, noi di fatto giocavamo a margine della spiaggia. Quanti palloni le onde ci hanno portato via e quanta vitalità c’era in quel posto”. Il campo di Rovigliano, che si trovava dove il fiume Sarno sfocia nel mare Torrese-Stabiese, è stato teatro di tante partite che hanno segnato la giovinezza di intere generazioni eppure oggi, di quel campo rimangono solo erbacce e il ricordo sbiadito di un’epoca ormai lontana. Sono state le foto in bianco e nero proiettate da Carlo Manfredi in un video da lui stesso diretto durante la presentazione, a commuovere i presenti in sala che quegli anni li avevano vissuti e a stimolare la fantasia dei ragazzi delle scuole di Castellammare che invece senza, non avrebbero potuto immaginare quegli scorci storici e non sarebbero riusciti a figurarsi un ritratto di quel luogo tramite la sola lettura o l’ascolto di alcuni passaggi del libro. Non avrebbero potuto immaginare lo spogliatoio, adesso ridotto ad un rudere abbandonato, così come non avrebbero potuto immaginare il tè bollente dopo l’allenamento, gli schiamazzi dei ragazzi e le urla dell’allenatore. “Per chi ha vissuto quei tempi, il campo di Rovigliano non è stato solo un simbolo di sport ma soprattutto un simbolo di aggregazione e lotta per un futuro migliore. Non tutti erano destinati ad essere campioni, la natura faceva la sua selezione col passare del tempo. I ragazzi non avevano pressioni e non pensavano di diventare calciatori soltanto perché gli stipendi facevano gola, ciò che contava era tenersi lontani dalla strada e divertirsi”. Nel libro, Manfredi non si limita a raccontare la cronaca sportiva di quel luogo, ma si immerge in un affresco più ampio, che abbraccia le storie di vita dei giovani di allora, le loro speranze, le difficoltà e la forza di quell’importante, seppur piccolo, angolo di mondo popolato da un tessuto sociale tutt’altro che semplice. La realtà sociale del rione infatti si caratterizzava, in quegli anni, per la condizione di marginalità sia economica che culturale della classe operaia. La cosiddetta “zona industriale”, dove il campo si trovava, era un’area dove la povertà e le difficoltà quotidiane segnavano pesantemente la vita degli abitanti. Il calcio, tuttavia, rappresentava una valvola di sfogo per i ragazzi, che su quel terreno consumato dalla fatica quotidiana e dalle scarpe scalcagnate, costruivano legami indissolubili e sogni di futuro. La partita oltre che un gioco, era un modo per riscattarsi, per affermarsi come individui e per essere parte di qualcosa di più grande: una comunità, una squadra, una città. E il campo di Rovigliano era il loro palcoscenico. L’autore ha concluso dicendo: “Volevo ricordare coloro che sarebbero finiti nell’oblio se non avessi dato loro spazio su questi fogli bianchi, un oblio immeritato. Volevo ritrovare chi ha segnato il mio passato e la stesura del libro mi ha dato modo di rincontrare tantissime persone, famiglie e amici. È stata un’esperienza che mi porterò sempre nel cuore. Quest’opera non vuole essere però solo una rievocazione nostalgica ma anche un invito a riflettere su quanto il calcio, e lo sport in generale, abbiano avuto un ruolo fondamentale nel costruire legami sociali e nell’educare a valori quali il rispetto, la disciplina, il senso del sacrificio e la determinazione”.
CULTURA
6 aprile 2025
“Il calcio in riva al mare”, i sogni legati al pallone dei ragazzi di Rovigliano nel libro di Carlo Manfredi