Società di noleggio alle «dipendenze» dei clan per eludere controlli e confische. A Torre Annunziata, la camorra dimostra ancora una volta una “capacità di adattamento” all’avanzare del temp...
Società di noleggio alle «dipendenze» dei clan per eludere controlli e confische. A Torre Annunziata, la camorra dimostra ancora una volta una “capacità di adattamento” all’avanzare del tempo. L’ultima strategia messa in campo dalla criminalità organizzata vede l’intestazione di veicoli e altri beni mobili a società di noleggio, aggirando di fatto i controlli delle forze dell’ordine e le misure di confisca dei beni. I clan hanno così creato uno schermo di difesa per i beni di proprietà o acquistati con denaro di provenienza illecita, un sistema che rende più complesso per le autorità individuare e sequestrare i patrimoni illeciti, che appare sempre meno un fenomeno isolato. Le inchieste delle forze dell’ordine hanno svelato come i clan camorristici sfruttino queste aziende per reinvestire denaro sporco e mantenere il controllo su proprietà economiche anche in caso di arresti e confische. Attraverso questo sistema, i gruppi criminali riescono a proteggere i loro interessi, ostacolando le indagini e le operazioni di sequestro. Non si tratta di semplici espedienti improvvisati, ma di un vero e proprio modus operandi studiato e perfezionato nel tempo. Le società di noleggio fungono da paravento per il patrimonio criminale: intestando veicoli, immobili e altri beni a queste aziende, i clan evitano che tali asset vengano ricondotti direttamente ai loro affiliati. In questo modo, anche in caso di arresto di un boss o di un esponente di spicco, i beni restano fuori dalla portata delle autorità. Il timore per i clan è proprio quello di perdere le proprietà. Questo principio è stato uno dei cardini della lotta alla mafia portata avanti dai magistrati di Palermo negli anni ‘80 e ‘90, culminata nel cosiddetto «Metodo Falcone» e nella legge Rognoni-La Torre del 13 settembre 1982. Questa legge introdusse il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, l’articolo 416 bis del codice penale, e disposizioni fondamentali per il sequestro e la confisca dei beni mafiosi. I mafiosi considerano la perdita dei loro patrimoni una minaccia ben più grave rispetto alla prigione, che rientra nei rischi calcolati della loro attività criminale. Per questo, negli anni, la criminalità organizzata ha sviluppato numerosi stratagemmi per eludere controlli e confische, tra cui l’uso delle società di noleggio. Le indagini condotte negli ultimi anni hanno dimostrato come questa pratica sia diffusa anche tra le organizzazioni camorristiche oplontine, con intercettazioni che hanno rivelato come gli affiliati si avvalgano di società di noleggio per gestire il loro patrimonio, aggirando le misure di prevenzione patrimoniale e rendendo ancora più difficile per gli investigatori risalire ai veri proprietari dei beni. Negli ultimi anni, la magistratura e le forze investigative hanno intensificato i controlli su queste società, cercando di smantellare le reti economiche dei clan e di colpire il loro potere finanziario. Nonostante ciò, il fenomeno continua a evolversi, spingendo le istituzioni a rafforzare le misure di contrasto. Per contrastare efficacemente questo sistema criminale, è fondamentale un’azione congiunta tra legislatori, investigatori e le istituzioni. Solo attraverso un coordinamento efficace e un potenziamento degli strumenti investigativi sarà possibile arginare la capacità della criminalità organizzata di reinventarsi e mantenere il controllo sui propri illeciti patrimoni.