In Campania i posti di lavoro a rischio per l’effetto dei dazi sono tra 3.000 e 3.800. Antonio Visconti, presidente dell’Asi di Salerno e leader di Ficei, la federazione degli enti industriali italiani, citando dati del centro studi della federazione, lancia l’allarme sulla crisi che potrebbe colpire la nostra regione a causa dei nuovi dazi annunciati da Donald Trump. La variazione di export regionale ipotizzato tra Campania e Usa varia tra -9 e -13% per un calo del fatturato di circa 1 miliardo. I settori più colpiti saranno agroalimentare e manifatturiero mentre i prodotti maggiormente coinvolti olio d’oliva, pasta, conserve di pomodoro, formaggi Dop. Settori industriali più colpiti sono automotive (con una riduzione significativa delle esportazioni di auto), aerospaziale, abbigliamento. “La decisione del presidente Usa Trump di introdurre dazi sui prodotti agroalimentari provenienti dai Paesi Europei danneggerà pesantemente le esportazioni anche in provincia di Salerno, in particolare di vino, olio, mozzarella e pomodori” sottolinea in una nota Coldiretti Salerno. “Negli ultimi due anni, con la guerra in Ucraina, il nostro export è già stato largamente penalizzato – spiega il direttore Enzo Tropiano – per l’impossibilità dei nostri prodotti di arrivare nei supermercati di Ucraina e Russia, due paesi che negli anni precedenti avevano garantito una buona fetta di esportazione per i nostri prodotti. Il valore dell’export nazionale è diminuito verso quelle aree ma era stato compensato, in parte, dall’export verso altri paesi e in particolare verso gli Stati Uniti. L’ennesima introduzione di Dazi preoccupa perché torna a danneggiare le nostre produzioni ponendo di fatto limitazioni a mercati in cui fino a pochi mesi fa avevamo trovato sbocco. Gli Stati Uniti sono tra i primi mercati di riferimento extra Ue, e l’imposizione di dazi rappresenta un danno enorme. Mi riferisco soprattutto ai settori del vino, dell’olio extravergine di oliva, della mozzarella, del pomodoro e delle conserve alimentari. Si rischia – continua Tropiano – di scatenare una guerra commerciale di dazi e controdazi, a scapito delle famiglie e delle nostre produzioni di eccellenza. Ci vediamo invasi da prodotti provenienti dall’estero che non garantiscono la stessa qualità e sicurezza alimentare. Insomma, quello innescato a livello mondiale è uno scacchiere complesso che rischia di innalzare la stagnazione dei consumi e delle vendite. Ci auguriamo che prevalga il buonsenso e che si eviti a tutti i costi un’escalation della guerra commerciale che avrebbe effetti disastrosi sulle nostre economie”. Ma il settore agroalimentare non è l’unico che rischia di essere colpito seriamente. A livello nazionale, “con i dazi Usa sono a rischio 33mila addetti nella filiera delle imprese manifatturiere impegnate nelle attività di export negli Stati Uniti. In particolare, le micro e piccole aziende, che esportano negli Usa prodotti per un valore di 17,9 miliardi, rischiano la perdita di 13mila occupati”. Questa la stima di Confartigianato sul possibile impatto sulla nostra occupazione della politica commerciale del presidente Trump. Confartigianato calcola che “le nuove tariffe Usa potrebbero far calare di oltre 11 miliardi le nostre esportazioni verso gli Stati Uniti che oggi valgono 64,8 miliardi di euro”. “La politica dei dazi non paga per nessuno. Le sfide commerciali si vincono garantendo la libera circolazione delle merci”, sottolinea il presidente di Confartigianato Marco Granelli. Secondo Confartigianato, i dazi statunitensi al 25% sulle automobili, in vigore da oggi, colpiscono in particolare le imprese dell’Emilia-Romagna, regione in cui si concentra il 67,1% del totale dell’export italiano di autoveicoli e componenti per auto negli Stati Uniti. Al secondo posto il Piemonte con una quota del 12,3%, seguita da Campania (7,4%) e Trentino-Alto Adige (2,4%). “Vanno sostenuti – dice Granelli – i processi di negoziazione per evitare una escalation della guerra commerciale, mettendo in gioco gli acquisti dagli Usa di energia, di prodotti per la difesa e di servizi digitali. E le nostre imprese devono intensificare gli sforzi per assicurare l’alta qualità della manifattura made in Italy, arma vincente e distintiva che i mercati sanno riconoscere ed apprezzare. E’ fondamentale muoversi come Sistema Paese, con un impegno deciso da parte del governo e delle istituzioni a sostegno delle aziende e della competitività dei nostri prodotti, diversificando i mercati sui quali accompagnare le nostre imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni che si sono già dimostrate capaci di vendere i loro prodotti in molti paesi del mondo”. Nel 2024 – rileva ancora Confartigianato – i settori a maggiore presenza di micro e piccole imprese (alimentari, moda, mobili, legno, metalli, gioielleria ed occhialeria) hanno totalizzato esportazioni per 176,1 miliardi di euro.
CRONACA
3 aprile 2025
Dazi Usa, allarme rosso: «In Campania 3.800 posti di lavoro a rischio»