Due uomini. Uno in divisa, figlio dello Stato, una persona semplice e perbene, dedito ai valori di legalità, rispetto, fiducia ed impegno a servizio degli altri. Sul fronte opposto, un uomo simbolo d...
Due uomini. Uno in divisa, figlio dello Stato, una persona semplice e perbene, dedito ai valori di legalità, rispetto, fiducia ed impegno a servizio degli altri. Sul fronte opposto, un uomo simbolo del malaffare e di sanguinarie battaglie, criminale di alto spessore che ha scalato le vette della malavita lasciandosi alle spalle una scia di cadaveri. Due uomini che non hanno mai incrociato di fatto il loro sguardo ma che erano legati da un filo sottile.
Uno è Raffaele Cutolo, boss della nuova Camorra Organizzata, passato direttamente dalle sbarre del carcere dove era murato vivoper numerosi ergastoli al camposanto di Ottaviano il 20 febbraio di quattro anni fa. L’altro, invece, è Antonio Ammaturo: funzionario della Polizia di Stato ucciso dalle Brigate Rosse a Napoli, sotto casa sua, in piazza Nicola Amore, il 15 luglio 1982 insieme all’agente Pasquale Paola. E’ vero, gli esecutori furono le Brigate Rosse ma a volere la sua morte fu proprio il boss ottavianese per punire il vicequestore che proprio ad Ottaviano arrestò suo figlio Roberto. Quest’ultimo si trovava all’interno di una delle stanze del Palazzo Mediceo: all’epoca dei fatti l’immobile era dismesso, e la camorra faceva tappa in riunioni per pianificare delitti ed affari. Roberto era lì, era il settembre del 1981 e il vicequestore con una maxi retata studiata meticolosamente gli strinse le manette ai polsi. Fu la firma per la sua condanna a morte ma il poliziotto non ci pensò nemmeno due volte. Ammaturo sapeva bene da quale parte stare ma sapeva anche che di fronte aveva il più temuto dei malviventi. Non si piegò mai, non ebbe mai paura. A testa alta. Sempre. Dopo 43 anni dalla sua morte una casa di produzione televisiva ha deciso di fare tappa ad Ottaviano, ripartire dal Palazzo Mediceo, l’ex fortino confiscato e oggi cuore pulsante di eventi dove si respira finalmente aria di riscatto e di legalità, e raccontare la figura di Ammaturo ma anche quella del boss Cutolo. Una decisione motivata dal voler mettere le due figure in contrapposizione ma a confronto ripartendo dai luoghi che “ospitarono” Cutolo.
Riprese in via Delle Rose, dove il boss abitava e dove tutt’ora abita la vedova con la figlia, e in via Corso Umberto ma soprattutto fare tappa nel Palazzo Mediceo. A raccontare il boss e quelle scene ci sarà nelle prossime settimane Roberto Saviano, il giornalista autore di Gomorra. Ma quando la richiesta per le autorizzazioni a far ingresso nel Palazzo e in città è arrivata sulla scrivania del sindaco di Ottaviano Biagio Simonetti, tutto è cambiato. Il primo cittadino ha deciso di negare ogni tipo di autorizzazione alla ripresa delle strade cittadine e l’uso del Palazzo Mediceo come scenario del documentario. Un secco no ribadito in più occasioni di confronto con la casa di produzione pur mettendosi a disposizione. Uno scambio di proposte e permessi che però puntualmente il primo cittadino ha deciso di rinviare al mittente per giorni. Una notizia tenuta riservata ma che ieri ha iniziato a circolare come spiega lo stesso sindaco. «E’ tutto vero e confermo di aver negato le riprese in città e nel Palazzo – dice a Metropolis – Abbiamo ricevuto una richiesta di autorizzazione per effettuare le riprese presso il Palazzo Mediceo e in alcune strade della città, nell’ambito di una serie televisiva a cura dell’autore Roberto Saviano. La produzione intende raccontare il blitz condotto dal vicequestore Ammaturo, come evento simbolico della lotta dello Stato contro la camorra negli anni ’70 e ’80. Dopo un’attenta valutazione e un confronto con esperti e storici del territorio, abbiamo deciso di non concedere l’autorizzazione, in quanto riteniamo che la narrazione proposta non sia in linea con l’immagine di rinascita e progresso che oggi rappresenta Ottaviano. Pur riconoscendo l’importanza storica degli eventi e il valore della memoria collettiva, è volontà di questa amministrazione ricordare gli elementi negativi del passato e l’impatto devastante che la camorra ha avuto sulla nostra comunità, senza tuttavia esaltare figure camorristiche che hanno contribuito a costruire un’immagine negativa della città di Ottaviano». E infine aggiunge: «Non ho nulla contro il lavoro della troupe e del narratore Roberto Saviano che sono i benvenuti nella nostra città ma non per ricordare ancora una volta Cutolo. Negli anni passati – aggiunge – il Comune di Ottaviano ha concesso l’autorizzazione per la realizzazione di riprese cinematografiche e televisive, incluse produzioni come Gomorra, che non rispecchiano gli indirizzi culturali dell’attuale amministrazione. La nostra visione è quella di promuovere un’immagine positiva del territorio, valorizzando il percorso di rinascita e legalità che la comunità ha intrapreso e consolidato negli ultimi decenni. Porte spalancate – conclude – per raccontare uomini e donne che sono simbolo di legalità concreta, uomini come Mimmo Beneventano o Pasquale Cappuccio».
Per ora la produzione sembra non aver insistito nuovamente dopo i due dinieghi ma non si esclude che Roberto Saviano e la sua scorta possano comunque fare tappa in città nelle prossime settimane. E’ la prima volta che un primo cittadino vieta in città delle riprese, in passato infatti, erano state girate delle scene di Gomorra nell’antica chiesa dismessa di via Salita Principe ad Ottaviano, o scene sulle strade cittadine con i personaggi della stessa serie televisiva e non è escluso che anche altre case di produzione possano avanzare la stessa richiesta in vista dell’annuncio su Netflix della serie dedicata proprio al boss Raffaele Cutolo.
Il sindaco, va detto, è da tempo impegnato in una battaglia concreta per la legalità mettendoci la faccia e soprattutto senza pensare due volte a definire “imbecilli” tutti quelli che puntualmente fanno tappa sulla tomba del boss nel cimitero di via Vecchia Sarno per farsi un selfie. Aveva puntato il dito anche contro i suoi concittadini che in diretta su Striscia La Notizia avevano esaltato il boss durante un servizio. Insomma una linea che non lascia alcun dubbio sulla sua posizione e che sposa in pieno quello che la figlia di Ammaturo, Graziella, ha sempre sottolineato: «La figura di mio padre è un esempio, soprattutto per le nuove generazioni, che purtroppo sono quotidianamente bombardate da immagini di violenza, bullismo, razzismo e dalla promessa di soldi facili». Un eroe semplice lontano dal defunto boss vesuviano.