In alcuni casi non hanno nemmeno 15 anni ma circolano per le strade del rione con in tasca la droga e cellulari di ultima generazione. Nelle stanzetta, in alcuni casi, sulla scrivania hanno anche un M...
In alcuni casi non hanno nemmeno 15 anni ma circolano per le strade del rione con in tasca la droga e cellulari di ultima generazione. Nelle stanzetta, in alcuni casi, sulla scrivania hanno anche un Mac, proprio come se fossero uomini d’affari. Non sono i regali folli di genitori che fanno di tutto pur di accontentare i figli, ma i mezzi che la camorra gli da per spacciare crack, cocaina e marijuana e sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine. E’ quello che ormai accade da qualche tempo nelle principali piazze di spaccio a Castellammare e principalmente in quella del rione Savorito dove ormai da un decennio il clan Imparato, cosca satellite del clan D’Alessandro di Scanzano, gestisce l’affare della droga, divenuto ormai nel quartiere un vero e proprio welfare per decine di famiglie. La fotografia che viene fuori dalle informative prodotte dall’antimafia negli ultime mesi sulla camorra stabiese è quella di una criminalità organizzata sempre più aggressiva e soprattutto a passo con i tempi e attenta all’evoluzione della tecnologia. Una camorra sempre più elastica, «intelligente», capace di trovare sempre nuovi metodi per sfuggire ai controlli e ai tentativi di indagine delle forze dell’ordine che negli ultimi mesi stanno battendo da cima a fondo i vicoli dei rioni a rischio criminalità per ricostruire i nuovi equilibri che si sono creati dopo gli arresti e le scarcerazioni eccellenti. Un occhio riguardo, tra le attività di indagine, è al rione Savorito dove le forze dell’ordine nei mesi scorsi hanno messo a segno diversi arresti. Uno di questi, effettuato a novembre, ha visto finire in cella L.S., 27 anni. L’uomo fu fermato con addosso quattro tipi diversi di sostanze stupefacenti- 42 grammi di marijuana suddivisi in 44 dosi, 23 grammi di hashish, suddivisi in 28 dosi, 16 grammi di cocaina suddivisi in 56 dosi, 18 grammi di crack, suddivisi in 85 dosi- e 500 euro in contanti suddivisi in banconote da piccolo taglio. In tasca aveva un I-phone 14 pro, un telefono di ultimissima generazione che il pusher utilizzava per i suoi affari. Il 27 enne, assistito dal penalista stabiese Mariano Morelli- è a processo con rito abbreviato e l’accusa- sostituto procuratore Emilio Prisco- ha disposto la perizia sul cellulare per provare a trovare nuove informazioni su tutto il giro di droga al rione Savorito. Ma sono decine i pusher arrestati negli ultimi mesi con un I-phone in tasca. Il motivo potrebbe essere molto semplice. Alcune app, installabili solo sui dispositivi apple consentono ai cellulari di cancellare la localizzazione del dispositivo, di eliminare definitivamente le chat, e di essere, sostanzialmente, più difficili da intercettare. Ma non solo, collegando il proprio telefono con un computer Mac, per comunicare non occorre nemmeno utilizzare le classiche chat di messaggistica. Ma ancora, tra antivirus sempre più all’avanguardia, gli i-phone riescono a rilevare velocemente infiltrazioni sui dispositivi. Insomma attorno agli affari della droga c’è una cortina di ferro virtuale che protegge un business che solo a Castellammare fa fruttare centinaia di migliaia di euro al mese ai clan della camorra Un fatto che fa emergere, ancora una volta, il paradosso che ruota attorno al progresso tecnologico e al suo utilizzo per fini sbagliati. Cosi, insieme a questo, e sfruttando normative che vanno sempre più a tutelare la privacy a discapito del potere inquirente della magistratura, i clan, infiltrandosi, riescono non solo a rendere più efficienti i propri affari e quindi gonfiandoli, ma addirittura tutelandoli ancora di più dalla forza repressiva della legge.