Sant’Egidio. Nella querelle per l’impianto di cremazione di Sant’Egidio del Monte Albino,, il Tar della Campania ha segnato un punto in favore del Consorzio Azimut sostenendo – in sostanza – che l’impianto si potrà realizzare. Si tratta di una vicenda complicata che inizia una decina di anni fa quando il Consorzio decide di realizzare un impianto a servizio, prevalentemente, dei centri dell’agro nocerino sarnese e dell’area vesuviana.
I lavori sono partiti, ma nel frattempo la Regione Campania (ad aprile del 2024) ha varato il Piano di coordinamento per il rilascio delle autorizzazioni, stabilendo che nel salernitano occorrono solo tre impianti, due però sono già in attività.
Ma nel piano non ci sarebbe ‘traccia’ di quello in costruzione del quale il Consorzio Azimut è concessionario, e per il quale era stata rilasciata un’autorizzazione unica ambientale comunale.
Così i lavori si fermano e la vicenda finisce al vaglio dei giudici del Tar Campania a seguito di un ricorso presentato dai legali del Consorzio. Ma nel giudizio per motivi diversi si costituiscono anche il Comune di Sant’Egidio del Monte Albino ed un gruppo di cittadini della zona.
“Il conseguimento dell’Aua nel 2019 – scrivono i giudici del Tar di Napoli – su conforme parere regionale, unitamente all’avanzato stato di lavorazione dell’impianto e alle correlate criticità della vicenda amministrativa costituiscono elementi che valgono a qualificare e differenziare, infatti, la posizione del consorzio e del comune, rendendone meritevoli di tutela i rispettivi e sottostanti interessi alla immediata contestazione giudiziale delle scelte e – soprattutto – delle omissioni di pianificazione della Regione”.
I giudici hanno stigmatizzato la condotta dell’amministrazione regionale “che ha omesso di dettare alcuna disciplina di quei templi – come quello santegidiano – già interessati dal rilascio di una Aua al momento dell’entrata in vigore del piano”.
@riproduzione riservata