Fabio Di Martino, rampollo di Leonardo o’lione, dovrà continuare a non frequentare altri pregiudicati perchè gravato dalla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. A blindare il provvedi...
Fabio Di Martino, rampollo di Leonardo o’lione, dovrà continuare a non frequentare altri pregiudicati perchè gravato dalla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. A blindare il provvedimento emesso dalla Questura di Napoli è la corte di Cassazione- prima sezione, presidente Giacomo Rocchi- che ha rigettato un ricorso presentato dal ras, tramite il suo legale, per ottenere la continuazione dei reati tra la condanna per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, scaturita dal processo Golden Gol, risalente al 2008-2010, a quella di una più recente per la detenzione ai fini di spaccio maturata nel 2018. Uno stratagemma che avrebbe permesso al ras di uscire dalla restrizioni imposte dalla sorveglianza speciale e ottenere la totale libertà e immunità alla legge dopo aver scontato le condanne.L’istituto della continuazione, in parole povere, altro non è che la riconoscenza di due reati simili commessi da uno stesso soggetto appartenenti ad uno stesso disegno criminoso assimilando quindi le pene per i reati minori a quelli più gravi. Un riconoscimento che il ras aveva provato ad ottenere già in corte d’appello l’anno scorso ottenendo però il rigetto dai giudici. Da qui il ricorso in cassazione con gli ermellini che hanno ribadito la decisione. I giudici in corte d’appello hanno «ritenuto non ipotizzabile che, sin dalla commissione del primo reato, l’istante avesse programmato la consumazione di quelli giudicati con la seconda sentenza, in quanto nel primo caso commesse nell’ambito di un’associazione camorristica e coltivando piantagioni di marijuana, e nel secondo caso consistite in singoli episodi di cessione di sostanze stupefacente». Inoltre i giudici della corte d’appello hanno ritenuto «la distanza temporale rilevante, risalendo le prime condotte al 2009-2010. Anche se gli episodi commessi nel 2018 costituiscono violazioni omogenee, commesse sempre in relazione al medesimo contesto delinquenziale, non vi sono elementi che dimostrino che anche tali condotte sono state programmate sin dall’inizio dell’adesione all’associazione criminosa». Una tesi che difatti è stata confermata dalla Cassazione. Fabio Di Martino, figlioli di Leonardo o’ lione è libero da qualche anno. Secondo l’antimafia sarebbe uno dei personaggi di spicco dell’organizzazione criminale fondata dal padre Leonardo- attualmente in casa lavoro- negli anni ’90. Un clan la cui principale attività è la coltivazione di marijuana e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Secondo le informative attualmente i Di Martino, grazie anche all’eliminazione fisica dei rivali, detengono il monopolio delle attività di coltivazione dell’«oro verde» sulle pendici del Faito e dei Monti Lattari. Un punto di forza che gli ha permesso di creare alleanze strategiche con altre cosche del territorio. Non a caso il collaboratore di giustizia Pasquale Rapicano, nei verbali prodotti, fa più volte riferimento ad un patto di ferro per lo spaccio tra il clan D’Alessandro di Scanzano e i Di Martino di Iuvani. Un accordo, ormai decennale, che prevede la cessione di droga a prezzi agevolati tra le due cosche.