Pompei. Matteo Renzi torna alla carica e lo fa con il suo consueto stile pungente e teatrale. La presentazione del suo libro «L’influencer», dedicato a Giorgia Meloni, è stata l’occasione per un vero e proprio one man show a Pompei, nell’ambito de «Gli incontri di valore» organizzati da Nicola Ruocco. L’ex premier ha colto l’opportunità per spaziare su numerosi temi, dalla politica italiana a quella estera, non risparmiando critiche feroci alla Premier e al suo operato. Renzi non ha dubbi: l’attuale governo sta fallendo. «Oggi governa il centrodestra e i cittadini che devono pagare le bollette o il gasolio si chiedono se Giorgia Meloni sia capace. La mia risposta è chiara: molto male. Se guardiamo la situazione economica rispetto a tre anni fa, stiamo molto peggio». Per il leader di Italia Viva, il centrosinistra deve reagire, ma non con una semplice opposizione: «Non basta dire che la Meloni non governa bene, bisogna anche offrire una visione di futuro». Un messaggio chiaro a Elly Schlein e alla necessità di costruire una coalizione solida. Sul futuro della Campania, Renzi attende la decisione della Corte Costituzionale del 9 aprile sul terzo mandato di Vincenzo De Luca. Tuttavia, coglie una novità politica: «la possibile apertura di Piantedosi per il Veneto di votare nel 2026». La posizione dell’ex premier sulla regione è chiara: «Al momento sosteniamo De Luca, e stiamo lavorando bene. Così come con Manfredi a Napoli». Renzi si scaglia anche contro il ruolo marginale dell’Italia sulla scena internazionale: «Quando ero presidente del consiglio, un diplomatico mi disse che in politica estera, se non sei al tavolo, sei nel menù. Purtroppo, l’Italia di Giorgia Meloni non conta nulla ed è nel menù». Una stoccata pesante all’influenza del governo nei dossier globali, con un’accusa diretta: «la Meloni, in politica estera, si limita a venire bene in foto». Non meno tagliente il giudizio sull’accordo con l’Albania per i centri di accoglienza: «Piantedosi ammette che la Meloni ha preso in giro gli italiani. Hanno buttato via un miliardo di euro: non era meglio impiegarlo in altro?». Renzi sottolinea il paradosso: «Se volevano un centro per i migranti, potevano farlo in Italia, spendendo meno e senza regalare soldi all’Albania». Altro tema caldo è la questione intercettazioni e la libertà d’informazione: «Io ci sono passato, hanno arrestato i miei genitori, ho ricevuto diversi rinvii a giudizio. Ma ho fatto ricorso e vinto. I Trojan intercettano tutta la tua vita: messaggi, foto, ricordi. Se non mettiamo un muro oggi, domani vi entrano nelle vostre vite – spiega Renzi, che parlando dell’inchiesta di Fanpage sul movimento giovanile di Fratelli d’Italia aggiunge – «La Meloni avrebbe dovuto cacciare chi ha cantato cori antisemiti, lo ha annunciato e non lo ha fatto. Invece si è lamentata delle intercettazioni. Sei mesi dopo scopriamo che il direttore di Fanpage è sotto intercettazione abusiva e alla mia domanda alla Meloni se lei fosse in grado di dire che il Governo non avesse chiesto di intercettare il direttore, lei ha risposto che non mi rispondeva ‘perché altrimenti avrebbe fatto pubblicità al mio libro’. Il punto drammatico è che questa cosa qua riguarda la libertà di informazione. Se la Dc lo avesse fatto, il Pci sarebbe sceso in piazza per giorni. Invece con la Meloni, siccome si presenta bene, alla fine uno non le dice niente». Non poteva mancare un affondo su Matteo Salvini, ironizzando sulle sue scelte strategiche: «Voleva fare il blocco navale e ha fatto il blocco ferroviario. Porta sfiga». Il punto di Renzi è che la politica sta diventando una questione di like sui social: «la Meloni è più brava della Ferragni, tre anni al governo a cavalcare l’onda. Ma governare è un’altra cosa». Sul panorama internazionale, Renzi non risparmia critiche all’Unione Europea: «Il Green Deal della Von der Leyen è stato un pasticcio. Le aziende delocalizzano in India e Cina, inquinando di più», continua l’ex premier che anche in questo caso rifila una stoccata alla Meloni colpevole di incoerenza: «Prima era con Putin, poi con Zelensky, poi con Biden, poi con Trump, poi voleva uscire dall’euro. Follia, saremmo falliti». Sulla questione della denatalità, Renzi richiama dati preoccupanti: «Negli anni ‘70 nascevano 950mila bambini, oggi 380mila. Il vero problema è che i giovani italiani se ne vanno all’estero». Ma vede nel Mezzogiorno un’occasione di rilancio: «Oggi il mondo guarda al Sud con interesse. La qualità della vita qui potrebbe attrarre talenti. Il Mezzogiorno è la Florida del domani, serve politica, non influencer». Chiudendo il suo intervento, Renzi lancia un appello all’unità del centrosinistra: «Storicamente, nessun governo ha vinto due elezioni di fila. Se il centrosinistra si unisce, la Meloni perde». E ancora: «Qui il grande tema: sapranno i nostri eroi superare i veti? La Liguria e la Basilicata insegnano. Noi non metteremo mai veti, servono voti. Credo che alla fine vedremo due grandi coalizioni, una di centrosinistra e una di centrodestra, e ce la giocheremo fino all’ultimo voto con la Campania che sarà decisiva».
CRONACA
26 marzo 2025
Renzi l’attendista: «Sulle Regionali aspettiamo il 9 aprile»