Se bastassero le convocazioni a misurare la produttività di un Comune, Torre Annunziata svetterebbe in cima a tutte le classifiche. Il mese di febbraio è stato da record per il consiglio comunale, a...
Se bastassero le convocazioni a misurare la produttività di un Comune, Torre Annunziata svetterebbe in cima a tutte le classifiche. Il mese di febbraio è stato da record per il consiglio comunale, almeno sul piano delle presenze in commissione: 96 riunioni in appena 20 giorni, una media di quasi cinque al giorno. Il ritmo è da corsa olimpica, ma l’arrivo sembra ancora lontano. Perché se si guarda ai risultati concreti, i regolamenti approvati dal consiglio restano fermi a due: uno sulla Tari e l’altro sui dehors. Il secondo, peraltro, non è neppure frutto del tour de force di febbraio: era stato depositato a ottobre, rinviato, e tornato in aula solo cinque mesi dopo. Nel frattempo le commissioni viaggiano spedite, con appuntamenti ogni mezz’ora, un’agenda fittissima che raramente lascia spazio a un confronto approfondito. La commissione Mobilità e infrastrutture urbane, presieduta da Nella Monaco, è in cima alla classifica con almeno 17 convocazioni, seguita dalle commissioni Rigenerazione urbana e Cultura con 14 riunioni ciascuna. Le altre si fermano sotto le dieci. Sono ritmi che, almeno sulla carta, farebbero pensare a una macchina amministrativa a pieno regime, eppure l’impressione diffusa è che la produttività sia più apparente che reale. Non mancano le critiche: «Votiamo favorevole, pur con qualche riserva, perché non possiamo ignorare l’illegalità diffusa», ha dichiarato Lucio D’Avino (Oplonti Futura) sul regolamento dei dehors. Anche Maurizio Palumbo (Fare Democratico) ha votato a favore, ma ha precisato: «Abbiamo lavorato bene nelle commissioni e ci sono margini di miglioramento». Intanto, almeno sette-otto regolamenti sembrerebbero già pronti. Tuttavia, con una media di poco più di uno al mese portato in aula, il ritmo della produzione normativa non sembra giustificare la frenesia di convocazioni. I consiglieri, però, respingono le accuse: secondo alcuni, la colpa sarebbe dei dirigenti, accusati di non dare seguito all’operato delle commissioni. Va detto, tuttavia, che l’amministrazione è in forte sottorganico. Escludendo la polizia municipale e la segreteria generale, i dirigenti effettivi sono solo due: Valentino Ferrara, a capo dell’area tecnico-urbanistica, lavori pubblici, demanio e patrimonio; e Nicola Anaclerio, che guida i servizi alla persona, l’Ambito N.30 e l’area economico-finanziaria dopo il pensionamento di Nunzio Ariano (31 gennaio 2025). In questo quadro, però, a tenere banco sono soprattutto i numeri dei gettoni. Dodici consiglieri comunali su ventitré hanno raggiunto il massimo compenso possibile, 1.207,50 euro lordi, scattati alla 38esima presenza in commissione. Il più presente è Brunone Avitabile (58 presenze – 1.207,50 €), seguito da Angelo Oligo (46 – 1.207,50 €), Maria Di Maio (41 – 1.207,50 €), Anella Monaco (40 – 1.207,50 €), Salvatore Monaco (40 – 1.207,50 €), Roberto De Rosa (40 – 1.207,50 €), Antonio Pallonetto (39 – 1.207,50 €), Mauro Iovane (39 – 1.207,50 €), Sofia Donnarumma (39 – 1.207,50 €), Gaetano Ruggiero (38 – 1.207,50 €), Antonietta Colletto (38 – 1.207,50 €), Maurizio Palumbo (38 – 1.207,50 €). Seguono Raffaella Celone (37 – 1.203,98 €), Michele Avitabile (37 – 1.203,98 €), Raffaele De Stefano (37 – 1.203,98 €), Luisa Acunzo (32 – 1.041,28 €), Fabio Giorgio (31 – 1.008,74 €), Francesca Caso (31 – 1.008,74 €), Lucio D’Avino (29 – 943,66 €), Clelia Sansone (28 – 911,12 €), Marco Russo (19 – 618,26 €), Emanuela Cirillo (18 – 585,72 €), Anastasia Quaranta (15 – 488,10 €). Un sistema che, di fatto, incentiva la moltiplicazione delle commissioni più che la loro effettiva efficacia. Se la produttività del consiglio si misurasse in gettoni, sarebbe a livelli mai visti prima. Se invece si misura in regolamenti approvati e risultati concreti, il bilancio appare decisamente più magro. Di fronte a questi numeri, la domanda è inevitabile: è possibile che in appena 30 minuti si possano discutere e affrontare questioni fondamentali per l’amministrazione cittadina? O siamo di fronte a una macchina burocratica che funziona più per alimentare sé stessa che per dare risposte concrete ai cittadini? Quella delle commissioni è una questione politica prima ancora che amministrativa. La vera domanda, oggi, è se lo stakanovismo e il bottino pieno siano giustificati dai risultati. Ai posteri l’ardua sentenza.