Chiesto il processo per i componenti della cricca internazionale del riciclaggio degli orologi di lusso. Il gip del tribunale di Napoli, Alessandra Grammatica, ha fissato per la metà di giugno la p...
Chiesto il processo per i componenti della cricca internazionale del riciclaggio degli orologi di lusso. Il gip del tribunale di Napoli, Alessandra Grammatica, ha fissato per la metà di giugno la prima udienza dell’udienza preliminare a carico di nove persone facenti parte di un’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di orologi di lusso e all’evasione dell’imposta del valore aggiunto. Un business da svariate centinaia di migliaia di euro all’anno in cui sarebbero stati attivi sei stabiesi: Francesco D’Assisi Esposito, Ciro Castellano, Vincenzo Castellano, Umberto Esposito e Anna Vanacore, oltre che Salvatore Guerrieri, un cinquantanovenne siciliano, Giuseppe e Pietro Tremolada, 77enne e 38enne gioiellieri di Monza. A condurre l’inchiesta i finanzieri della compagnia di Capodichino che hanno ricostruito il presunto traffico internazionale che avrebbe consentito agli imputati di vendere a nero orologi di lusso, evadendo decine di migliaia di euro di tasse e riciclando capitali di dubbia provenienza. Le indagini scattarono nel 2021, a seguito del sequestro di 5 orologi (tre Rolex, uno Skydweller e un Bulgari), da parte del personale dell’agenzia delle Dogane che fermò all’aeroporto di Capodichino, Vincenzo Castellano e Francesco D’Assisi Esposito, trovandoli anche in possesso di 10mila euro a testa. Poco dopo l’accelerata sull’inchiesta con il sequestro messo a segno dalla guardia di finanza all’aeroporto di Ciampino, Roma, lo scorso gennaio. In quell’occasione, Vincenzo Castellano rientrava dalla Romania assieme alla madre e a un amico rumeno e ognuno di loro aveva un orologio Patek Philippe, di cui uno tempestato di brillanti e del valore di 100mila euro. A quel punto, gli investigatori cominciarono ad eseguire degli approfondimenti sui redditi e il patrimonio dei sospettati, scoprendo dichiarazioni di poche migliaia di euro negli ultimi anni che non sarebbero bastati a giustificare l’acquisto di orologi preziosi. E contestualmente scattarono anche le indagini sugli orologi che hanno codici identificativi. Un lavoro che ha permesso di risalire a due rivenditori, uno di Ragusa e l’altro di Monza, che risultavano avessero venduto i Rolex e i Bulgari, poi ritornati in Italia, a una società operante a Hong Kong, la Ippo Group Ltd. Una ditta – secondo l’accusa – funzionale a mettere a segno un raggiro ai danni dello Stato. In pratica, per le vendite extra Unione Europea non può essere applicata l’Iva (imposta sul valore aggiunto), che su un orologio di valore vale migliaia di euro. L’ipotesi, dunque, è che gli orologi venissero portati all’estero, solo attraverso false fatture, e poi rivenduti a nero in Italia da commercianti compiacenti. I finanzieri, nel corso delle indagini, arrivano a sequestrare anche soldi, diamanti e lingotti d’oro trovati in possesso degli indagati, nel corso delle perquisizioni disposte dalla Procura di Napoli. Ma il Tribunale del Riesame, ordinò il dissequestro di circa 40mila euro, telefoni cellulari, passaporti e di due lingotti d’oro del peso di 25 grammi l’uno, oltre che di due diamanti. La fissazione della nuova udienza preliminare arriva dopo l’accoglimento di un’eccezione del collegio difensivo- avvocati Raffaele Chiummariello, Mariano Morelli, Giuliano Sorrentino, Giovanni Sicignano, Vincenzo Propenso, Antonio Iorio, Aldo D’Avola ed Enrico Platania- che aveva posto un vizio di notifica sul decreto di giudizio. Così il processo è dovuto ripartire dall’inzio, con una nuova fissazione di udienza preliminare.