Ancora una volta faccia a faccia, o almeno, divisi da un solo schermo. Il pentito e il boss si ritrovati di fronte ieri mattina: Renato Cavaliere, ex killer e attuale collaboratore di giustizia, in co...
Ancora una volta faccia a faccia, o almeno, divisi da un solo schermo. Il pentito e il boss si ritrovati di fronte ieri mattina: Renato Cavaliere, ex killer e attuale collaboratore di giustizia, in collegamento dal sito riservato, il boss Vincenzo D’Alessandro, in collegamento dal carcere di Agrigento. Al suo fianco uno dei suoi fedelissimi, Carmine Barba, recluso nello stesso carcere in Sicilia. Ieri mattina è infatti iniziato il contro esame della difesa sulle rivelazioni fatte in aula da Cavaliere durante il processo Tsunami. Un’inchiesta condotta dalla procura antimafia che ha fatto luce sulla vita del clan D’Alessandro agli inizi degli anni2000. Tra gli indagati c’è appunto Vincenzo D’Alessandro, figlio del padrino Michele, e considerato, almeno nel periodo che va dal 2008 al 2010, il reggente della cosca che da quasi mezzo secolo detiene lo scettro degli affari criminali aCastellammare. Il boss in questo procedimento è accusato di estorsione ed attualmente è recluso nel carcere di Agrigento perché considerato il mandante di quattro omicidi, tra cui quello del consigliere dem Gino Tommasino. Delitti a cui ha partecipato anche Renato Cavaliere in quanto reggente, insieme a Salvatore Belviso, anche lui collaboratore di giustizia, del gruppo di fuoco che secondo l’antimafia eseguiva le direttive del boss Vincenzo. Renato Cavaliere è uno dei testimoni chiave del processo e i suoi verbali costituiscono la prova più importante in mano all’antimafia per sferrare l’ennesimo colpo alla cosca di Scanzano. Nel corso dell’esame durante il processo Tsunami Cavaliere ha raccontato soprattuto di quei legami torbidi che legano una certa imprenditoria al clan di Scanzano. Tra regali che il boss faceva agli imprenditori fedeli, ai festeggiamenti collettivi per le scarcerazioni degli affiliati. Ieri è iniziato il controesame con il pentito che ha ribadito in aula il ruolo dell’imprenditore Guglielmo Coppola, per Cavaliere “un colletto bianco al servizio della cosca e affiliato ai D’Alessandro”.