Torre del Greco. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’eclettico Filippo Colantonio, passato dal sostegno alla lista civica Ciavolino per Torre a un incarico di primo piano nell’organigramma provinciale di Fratelli d’Italia. Ma l’elenco degli addii al «campo largo» messo in piedi dal sindaco Luigi Mennella alla vigilia del voto del 2023 inizia a essere – a soli di 18 mesi dal trionfale esito del ballottaggio con Ciro Borriello – numericamente importante (e pericoloso) per la coalizione a trazione Pd-M5S alla guida di palazzo Baronale, in particolare in vista della corsa alle urne del prossimo autunno per la Regione Campania.
Delusi e ingrati
Il successo di Luigi Mennella è stato costruito attraverso una coalizione eterogenea, tenuta insieme dall’entusiasmo e dalla paura del ritorno del «sindaco-sceriffo» del centrodestra. Ma, una volta portata a casa la vittoria, l’ex vicepresidente di Gori si è trovato davanti una serie di «impegni politici» da rispettare con gli alleati. E la «gestione degli equilibri» di uno schieramento ampio e variegato ha inevitabilmente scatenato delusioni e voglia di rivalsa. Perché se qualche bocciato dalle urne è stato recuperato con qualche contentino più o meno remunerativo – a partire dagli incarichi distribuiti ai vari Catello Esposito e Ivana Scognamiglio passando per i progetti assegnati all’entusiasta Andrea Speranza fino all’ambiguo ruolo cucito su misura all’ex commerciante Gianmarco Del Prato: tutti non eletti della civica Mennella Sindaco di riferimento diretto del primo cittadino – diversi pezzi da Novanta sono rimasti lungamente in attesa dell’adeguato «riconoscimento» del proprio impegno elettorale. Un riconoscimento mai arrivato all’avvocato Clelia Gorga – coordinatrice della lista Mennella Sindaco – né per la coppia formata da Sergio Altiero (primo dei non eletti della civica Ciavolino per Torre) e lo stesso Filippo Colantonio. Non a caso, alla fine «emigrati» in Fratelli d’Italia. Non è andata meglio all’ex sindaco Valerio Ciavolino, a lungo in predicato di essere il «fiore all’occhiello» della coalizione di centrodestra targata Ciro Borriello e strappato al «nemico» grazie all’intervento diretto del consigliere regionale del Pd Mario Casillo. Dopo 18 mesi di «pizzichi sulla pancia» l’erede del compianto Mario Auricchio ha sbottato pubblicamente contro l’attuale numero uno di palazzo Baronale, prendendo anche le distanze dal proprio riferimento in consiglio comunale Valentina Ascione. Non hanno resistito un anno e mezzo, invece, due big della carovana del buongoverno targata Giovanni Palomba: l’ex assessore Giuseppe Speranza – primo per numero di voti con i Verdi, senza strappare il pass per l’assise – ha iniziato a contestare praticamente subito l’azione di Luigi Mennella, mentre Luisa Liguoro (pure convinta «a forza» a scendere nuovamente in campo) si è lentamente eclissata dalla vita politica così come il suo partner elettorale Ciro Accardo e il senatore Nello Formisano. Tra i delusi mai sbarcati in passato in consiglio comunale c’è da registrare la feroce opposizione di Daniele Di Donna – cugino di Domenico Maida, pupillo del sindaco – e il passaggio a centrodestra di Michele Manfredini, l’ex star di amici pronto a sposare il progetto di Luigi Mennella salvo poi pentirsi in meno di 18 mesi.
Malumori in Comune
Ma il seme della discordia non sembra avere risparmiato le stanze dei bottoni di palazzo Baronale. Dove l’atteggiamento accentratore del primo cittadino e la scelta di dialogare solo con i partiti – senza spazio per le civiche in giunta – ha subito scatenato malumori e dissidi. Lentamente usciti fuori con il passare dei mesi e manifestati in varie occasioni da Annalaura Guarino – la figlia d’arte alla terza esperienza in municipio, lasciata ai margini della maggioranza – e Antonio D’Ambrosio, costretto ad accontentarsi della delega fuori giunta al cimitero con buona pace degli 800 voti portati alla causa (quasi quanto l’intera lista del M5S, pure rappresentato in giunta dall’assessore Laura Vitiello «forte» delle sue 160 preferenze in città). Ma non sono mancate le prime fibrillazioni nel gruppo di Azione-Pri, con Salvatore Gargiulo e Mario Borriello pronti a ricordare al sindaco la «staffetta» di metà mandato tra gli assessori del proprio schieramento. Lo stesso Pd, d’altronde, attraverso il proprio capogruppo Vittorio Guarino ha in varie occasioni stigmatizzato le scelte di Luigi Mennella e dei suoi accoliti della prima ora.
Le prime trattative
Non a caso, davanti a uno scenario così improvvisamente nebuoloso, il sindaco ha iniziato a «corteggiare» gli indecisi dell’opposizione. L’amo è stato lanciato agli «ibridi» Michele Langella – capogruppo con la valigia di Forza Italia – Michele Tonzino e alla pasionaria Carmela Pomposo. Un «pacchetto completo» come eventuale soluzione ai venti di guerra che cominciano a soffiare dai banchi della maggioranza.
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