Ritardo sulla diagnosi che avrebbe causato la morte di un’anziana di 74 anni, un medico del pronto soccorso stabiese a processo per omicidio colposo. Era arrivata nel pronto soccorso di Castellammare di Stabia nella notte tra l’8 e il 9 agosto del 2021, M.G.S., 78 anni, morirà 20 giorni dopo in un letto dell’ospedale San Leonardo. A causarne il decesso, secondo l’accusa, sarebbe stato un ritardo sulla diagnosi che poi avrebbe fatto degenerare il tutto fino alla morte della donna. Il fascicolo, aperto dalla procura di Torre Annunziata a seguito della denuncia dei familiari, ha preso forma in questi anni sino a trasformarsi in un’accusa di omicidio colposo per un medico di 50anni, all’epoca in servizio al pronto soccorso di Castellammare e residente a Torre Annunziata. Quello che viene fuori dalla carte messe a disposizione al giudice dall’accusa è la classica storia di malasanità dove a farne le spese è stata un’anziana di Pompei che era arrivata d’urgenza nella struttura stabiese con la rottura della milza e la conseguente emorragia interna. Una diagnosi, secondo l’accusa, arrivata troppo tardi con l’anziana che fu sottoposta ad operazione quando le sue condizioni si erano già fatalmente aggravate. La donna, a seguito dell’intervento finì in coma, per poi morire dopo venti giorni di coma, il 28 agosto del 2021. La procura della repubblica di Torre Annunziata, sollecitata dalla denuncia dei familiari, ha voluto subito vederci chiaro disponendo tutti gli esami necessari per accertare eventuali responsabilità del personale medico impiegato nel pronto soccorso stabiese. Così, pochi mesi dopo, fu recapitato al medico 50enne di Torre Anniunziata l’avviso di garanzia che lo accusava di “aver cagionato per imperizia, e comunque per colpa la morte della paziente, deceduto per shock emorragico a seguito della rottura della milza”. Dalle indagini è inoltre emerso che la colpa del medico sarebbe insistita “nel tardare la corretta diagnosi di emorragia in corso e nel non sottoporre la paziente a più attento monitoraggio, nonostante i dati di laboratorio- già acquisti la notte prima- e le emergenze dell’esame obiettivo praticato la mattina, imponessero già la diagnosi di emorragia e il conseguente monitoraggio, che avrebbero potuto con ragionevole certezza evitare il decesso”. Accusa che passò anche al vaglio dell’udienza preliminare, con il gip che accolse la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal sostituto procuratore Federico Nesso. In questi mesi il processo sta andando avanti spedito e nel mese di maggio arriverà alle battute finali. Durante il procedimento, come per ogni caso di presunta malasanità, sono stati nominati dei periti per ogni parte, con gli atti che sono stati messi a disposizione del giudice che avrà l’ultima parola per stabilire se ci siano state o meno responsabilità da parte del medico sulla morte dell’anziana, originaria di Pompei. Nel frattempo però c’è una famiglia che da quel giorno chiede una risposta e soprattutto giustizia: «Non chiediamo un processo esemplare ma un processo giusto- dicono i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato penalista Massimo Autieri- quello che ci ha spinto fino a qui è l’amore per la giustizia, e il tutelare chi possa vivere una situazione simile a quella che abbiamo vissuto noi come famiglia perdendo una nostra cara».
CRONACA
16 marzo 2025
Castellammare. Morte sospetta di un’anziana, medico a processo