Sarno. A distanza di dieci anni dal blitz e 12 dall’avvio delle indagini, il processo al clan Serino che per l’accusa avrebbe avuto interessi anche politici, volge al termine dopo la requisitoria ...
Sarno. A distanza di dieci anni dal blitz e 12 dall’avvio delle indagini, il processo al clan Serino che per l’accusa avrebbe avuto interessi anche politici, volge al termine dopo la requisitoria del pm Francesca Fittipaldi davanti ai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore: chiesti quasi 180 anni di reclusione per 15 imputati, di cui 10 per Franco Annunziata, ex candidato sindaco per Palazzo San Francesco.
Il ventaglio delle accuse a carico degli imputati va dal voto di scambio politico/mafioso, estorsione, macellazione abusiva, furto di bestiame, droga e imposizione agli imprenditori di installare le slot machine all’interno delle rispettive attività commerciali. Il gruppo secondo la pubblica accusa era guidato da Aniello Serino, detto “o’ Pope”, e dai figli che avevano ereditato dal boss tutte le attività illecite.
L’inchiesta era scaturita da alcune indagini effettuate dai carabinieri su un giro di installazioni di slot machine imposte da Boscoreale a Sarno ed erano state avviate durante l’arresto ad Acerno nel 2012 del latitante Franco Matrone, detto “a’ belva”, morto in carcere l’anno scorso.
Nelle intercettazioni sarebbero emersi proprio collegamenti tra i clan scafatese e Serino. Soprattutto quest’ultimo gruppo criminale aveva avviato un’azione consistente per entrate nel tessuto sociale e produttivo di Sarno. Gli inquirenti avevano anche sequestrato beni per diversi milioni agli uomini del clan.
Secondo il pm, Franco Annunziata avrebbe avuto contatti con il clan che avrebbe tentato di garantirgli un sostegno nel suo tentativo di ascesa elettorale. Il gruppo criminale, pur di garantirsi un’attenzione della popolazione di Lavorate, frazione di Sarno, allestiva luminarie natalizie particolari soltanto in questa zona.
Che è, peraltro, proprio quella dove viveva Annunziata. Chiesti 9 anni per Luigi Parlato, 24 anni e mezzo per Gianluigi Serino, 10 per Nicola Serino e 17 anni e 6 mesi per Michelina Serina. Quindi 17 anni per il boss Aniello ‘o pope con inchiesta che ruotava intorno alla sua figura.
Il concentramento delle iniziative investigative sul conto dei componenti del clan “Serino“, tra il 2013 ed il 2014, consentiva di delineare ancora più precisamente la sfera degli interessi criminali del gruppo investigato come il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana, nonché la gestione del controllo delle piazze di spaccio a Sarno del narcotico, ad opera di Gianluigi Serino, coadiuvato da una serie di affiliati e la gestione dell’indotto costituito dalla locazione di macchinette videopoker.
Nel mese di maggio 2014, in occasione delle elezioni amministrative tenutesi a Sarno, venivano acquisiti importanti elementi probatori in relazione alla concreta ipotesi di accordi criminali relativi allo scambio elettorale politico – mafioso tra i componenti in libertà della famiglia Serino e Franco Annunziata , consigliere allora in carica della Provincia di Salerno e candidato sindaco di Sarno, quale capolista di tre liste civiche riconducibili al partito del Nuovo Centro Destra.
La necessità, secondo l’accusa, per il clan era di creare un asse diretto con l’amministrazione comunale di Sarno rientrava in una delle priorità di Gianluigi Serino. In più circostanze infatti l’imputato non faceva mistero del proprio progetto di voler supportare il futuro sindaco di Sarno al fine di ottenerne in cambio anche concrete agevolazioni per il proprio inserimento nell’indotto dell’imprenditoria locale. La sentenza dei giudici è attesa prima dell’estate.
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