Dopo Milano, Genova, Firenze, Prato, Modena, Bologna, Torino, Padova, Perugia, Pescara nei giorni scorsi tappa a Napoli per la campagna itinerante di Legambiente “Citta2030, come cambia la mobilità”, che ha l’obiettivo di promuovere una mobilità sostenibile per rendere le nostre città più vivibili e sicure. Volontari di Legambiente, cittadini e associazioni (Bici per la città, Circoli Legambiente di Napoli, Comitato San Martino, Comitato Ztl Dante, Ex OPG Je so’ pazzo, Fiab Napoli Cicloverdi, Gea APS, Gente Green APS, Italia Nostra, Movimento consumatori, Napoli Pedala, Nessuno tocchi Caino, NuRiGe, Rete sociale Nobox – Diritto alla città, Sindacato Tassisti di base, Vas Napoli, Wwf Napoli) si sono dati appuntamento a piazza Dante per un flash mob per chiedere il ripristino della Ztl in Piazza Dante, luogo nevralgico per il traffico veicolare, attrattore di elevati tassi di inquinamento acustico e atmosferico, con lo slogan meno auto e più trasporto pubblico. «Le Ztl vogliono essere una prima risposta strategica verso un cambiamento strutturale della mobilità urbana che vada decisamente in questa direzione». Così Paola Silvi, presidente circolo Legambiente Parco Letterario del Vesuvio, che ha aggiunto: «Non a caso, per la tappa napoletana della campagna Città 2030 di Legambiente abbiamo scelto di essere a piazza Dante dove da tempo comitati e associazioni chiedono a gran voce la riattivazione della Ztl purtroppo sospesa dal 30 novembre 2022 e non più riattivata.
Nel frattempo, la situazione non è certo migliorata e in un luogo dove passano 80mila auto al giorno l’aria è sempre più irrespirabile con continui ingorghi e paralisi della viabilità. Abbiamo accolto con grande piacere la decisione della Municipalità 2 sulla riapertura della Ztl Tarsia-Pignasecca-Dante assunta con delibera di Giunta il 19 febbraio scorso. Si tratta di un provvedimento coraggioso e lungimirante che ci auguriamo possa essere assunto anche dal Comune a cui è affidata l’ultima parola in merito. Facciamo appello ora all’assessore affinché dia seguito alla decisione della Municipalità per avviare da Piazza Dante un cambiamento per una città complessivamente più moderna e vivibile». A Napoli si continua a respirare Mal’Aria: nel 2024 la centralina Ospedale N. Pellegrini a far registrare ben 57 giorni di superamento del limite previsto per il PM10 di 35 giorni con una concentrazione media giornaliera inferiore a 50 microgrammi per metro cubo (µg/mc). E se guardiamo ai valori proprio al 2030, quando entrerà in vigore la nuova direttiva sulla qualità dell’aria (AAQD), che ha fatto propri limiti di esposizione ai principali inquinanti molto prossimi a quelli suggeriti dall’OMS, Napoli ha solo cinque anni per ridurre del 29% le attuali concentrazioni di PM10. Un compito tutt’altro che semplice se si pensa alla necessaria sinergia da introdurre tra politiche antinquinamento, per la mobilità sostenibile e la trasformazione dello spazio urbano. Ma non è tutto: Napoli, infatti risulta in cima alla classifica di Mal’Aria per il maggior taglio necessario di NO2, -50% entro il 2030, inequivocabile marker della combustione dei motori endotermici diesel. Si contano infatti ben 168.957 autovetture diesel, pari al 30,5 dell’intero parco circolante. Oltre agli impegni per la riduzione degli inquinanti, Napoli dovrà lavorare per dimezzare gli incidenti entro il 2030, così come previsto dal PNSS (-50% rispetto al 2019), guardando simultaneamente agli aspetti connessi alla qualità dell’offerta di trasporto e delle infrastrutture. Sono ancora troppi gli incidenti gravi che coinvolgono morti e feriti. Secondo un recente report della Polizia Municipale di Napoli, nel 2024 il capoluogo ha registrato ben 4703 incidenti e 26 vittime.
Il tasso di motorizzazione del capoluogo campano rimane nella parte alta della classifica nazionale, con ben 61 auto ogni 100 abitanti, registrando anche un lieve aumento rispetto agli anni precedenti. Si contano ben 553.185 autovetture circolanti nel capoluogo. Questo dato fa il paio anche con Il modal split ancora troppo sbilanciato sul mezzo privato, con il 34% degli spostamenti effettuati usando in auto. Seppur in lieve aumento rispetto agli anni precedenti, la domanda di trasporto pubblico resta troppo bassa per Napoli, attestandosi a 79 viaggi/abitante/anno contro i 415 di Milano e i 259 di Roma. L’offerta del Tpl partenopeo non è eccellente, ma può vantare una buona dotazione di Trasporto rapido di Massa con 34 stazioni e 600 treni/giorno. La Metro è tra i vettori di maggior successo, seppur presenta metà delle fermate e dei treni di Milano, a parità di popolazione servita. Ad oggi si contano 59 tra filobus e tram e, e in tempi recenti si è assistito al ripristino di alcune linee cittadine, utilizzando i Sirio di AnsaldoBreda e i tram tipo ‘Peter Witt’ degli anni ‘30. Nel corso del 2025, inoltre, la dotazione tramviaria aumenterà grazie ai 20 nuovi tram, ognuno dei quali in grado di trasportare 274 passeggeri.
In via di sostituzione anche la flotta dei vecchi bus in servizio, perlopiù con motore endotermico. Il nuovo parco mezzi potrà contare su ben 253 vettori completamente elettrici, di cui 78 sono entrati in servizio a febbraio 2025. «L’applicazione delle misure per la Città a 30 km/h a Bologna hanno prodotto effetti straordinariamente positivi e noi dobbiamo seguire quella strada quanto prima sia per ridurre il numero di incidenti stradali, sia per ridare spazio e aria pulita alle persone». Queste le parole di Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania che continua: «Si parla di benefici non soltanto legati ad una maggiore sicurezza, ma altresì alla generale vivibilità della città. Recentemente, il sindaco Manfredi ha dichiarato come ci siano molte strade con limite a 30 km/h, ma non ha preso nessuna posizione in merito alla possibile adozione del modello Città30, magari anche attraverso un percorso progressivo.
Un modello che, va ricordato, richiederebbe anche una buona dose di risolutezza nei controlli e nel sanzionamento delle infrazioni». «Servono azioni strutturali, condivise non più rimandabili, oltre al necessario abbassamento dei limiti di velocità – conclude – occorre trasformare lo spazio urbano per renderlo più sicuro per le utenze deboli».