Napoli. “Il Covid non è scomparso. Ogni nuova variante, determinando nuove infezioni, provoca una scia prolungata di sequele post-infettive e di Long Covid. Le conseguenze dell’infezione da Sars-CoV-2 ci uniscono. Siamo milioni in tutto il mondo, esistiamo” e “oggi, 15 marzo 2025, a 5 anni dall’inizio della pandemia, vogliamo denunciare il silenzio mortale che riguarda la pandemia di Covid ancora in corso e rivendicare i nostri diritti”.
E’ il Manifesto Long Covid, redatto da diverse organizzazioni europee di pazienti in occasione della terza Giornata internazionale di sensibilizzazione al Long Covid che si celebra oggi. Una ricorrenza che punta a “tenere alta l’attenzione sui rischi di medio e lungo termine dell’infezione da Sars-CoV-2”, spiega Long Covid Italia, il primo gruppo di advocacy a sostegno delle persone affette da Long Covid nel nostro Paese, co-firmatario del Manifesto e fondato nel luglio 2020 da Marta Esperti, ricercatrice e paziente, e da Elisa Perego, ricercatrice.
“Praticamente ovunque, ancora oggi, il Long Covid viene minimizzato ed invisibilizzato”, scrivono. Eppure “molti pazienti affetti da Long Covid, ancora dalla prima ondata del febbraio-marzo 2020, non sono mai guariti e non sono mai potuti tornare alla vita precedente, inclusa quella lavorativa. Inoltre, una percentuale significativa di persone continua a sviluppare Long Covid o a subire peggioramenti di questa patologia a seguito delle reinfezioni”, sottolineano le fondatrici di Long Covid Italia, ricordando che “il contributo dei pazienti della prima ondata pandemica è stato pionieristico per la sensibilizzazione, il riconoscimento e la ricerca sull’infezione da Sars-CoV-2, con il prolungamento del Covid-19 in una malattia cronica”.
“Centinaia di milioni di persone al mondo, soffrono o hanno sofferto di Long Covid”, rimarcano Esperti e Perego. “Le ricadute sulla vita personale dei pazienti e sull’economia sono severe. E’ dunque cruciale una presa in carico dei pazienti Long Covid da parte del sistema sanitario nazionale. Questo anche per evitare ulteriori aggravamenti di condizioni, come le coagulopatie o le patologie endocrine, autoimmuni o cardiometaboliche, per cui possono esistere dei trattamenti clinici adeguati, già disponibili in attesa di una cura risolutiva. Auspichiamo un incentivo nel finanziamento della ricerca, in modo da incrementare ulteriormente le nostre conoscenze sulla malattia Long Covid e supportare lo sviluppo di una cura. Il riconoscimento, nei casi opportuni, della disabilità, di codici di esenzione e altre forme di supporto per il Long Covid e le patologie associate è urgente”, esorta Long Covid Italia.
“Inoltre la possibilità, nel mondo del lavoro, di legittimare la malattia, usufruire di flessibilità degli orari o accesso da remoto, è fondamentale per assicurare una vita dignitosa ai malati, allo scopo di una partecipazione quanto più estesa possibile alla vita sociale e lavorativa”.
“Abbiamo perso salute, lavoro, amici, famiglia e diritti sociali”, scrivono i pazienti Long Covid nel loro Manifesto. “Ogni giorno sorgono nuovi casi. Non possiamo gestire la circolazione del Sars-CoV-2 semplicemente dimenticando che esiste”, ammoniscono.
“Il Long Covid ci unisce” e non molla la sua morsa, perché “attualmente non esiste una cura per questa malattia sistemica. Esistono solo rimedi farmacologici per gestire alcuni dei sintomi. Questa malattia può colpire chiunque, di qualsiasi età, classe sociale o nazionalità”, e “comprende tutte le malattie scatenate da un’infezione da Sars-CoV-2”, si legge nel documento.
“Le donne sono più colpite; inoltre possono essere sovraesposte a tale rischio sul lavoro e sono più spesso soggette alla psicologizzazione delle malattie di cui soffrono. I pazienti che convivono con malattie croniche e le persone disabili sono più a rischio. Anche i bambini ne soffrono, spesso in silenzio. Ma è bene sottolineare che tutti sono a rischio di sviluppare Long Covid, senza eccezioni. Ogni giorno si accumulano nuovi casi, perché si verificano reinfezioni in almeno 1 persona su 10. Il Long Covid non si può raccontare al passato, anche se la maggior parte delle istituzioni ha scelto di mantenere la pandemia invisibile e di minimizzarla. Probabilmente conoscete qualcuno vicino a voi che ne soffre. Anche se non lo sapete, potreste soffrirne anche voi”, avvertono i firmatari del Manifesto.
“C’è bisogno di medici e personale sanitario preparati e aggiornati, di percorsi di cura multidisciplinari adatti e sicuri, in modo da non vagare senza meta da una consulenza specialistica all’altra”, chiedono rivendicando i loro diritti.
Assistenza, quindi, ma anche prevenzione per vivere una vita senza paura del virus: “Tutti noi dovremmo avere il diritto ad una buona qualità dell’aria interna e all’uso di mascherine adeguate nelle strutture sanitarie”. Ancora: “La purificazione dell’aria e altri dispositivi non farmacoligici (come l’uso di mascherine) deve rendere sicuri anche i luoghi pubblici chiusi, frequentati dai nostri figli, amici, parenti e dal personale che ci assiste. Tra i luoghi pubblici, le scuole necessitano maggiormente di dispositivi di sicurezza”. E basta guardare con sospetto chi sceglie di proteggersi: “I pazienti invocano la fine dello stigma che riguarda l’uso di mascherine Ffp2”.