Inchiesta sulla sposa bambina, acquisita la cartella clinica della ragazzina di 12 che ha abortito due volte. La procura di Latina vuole vederci chiaro su una storia che è finita alla ribalta della c...
Inchiesta sulla sposa bambina, acquisita la cartella clinica della ragazzina di 12 che ha abortito due volte. La procura di Latina vuole vederci chiaro su una storia che è finita alla ribalta della cronaca nazionale cercando di fare quadrato anche attorno ad un eventuale comportamento omissivo da parte dei sanitari dell’ospedale San Leonardo dove la bambina fu portata per la rimozione del feto morto nel 2021.
Già nei mesi scorsi infatti le attività dei carabinieri si sono intensificate per provare a chiudere il cerchio su una storia dai connotati inquietanti in tutti i suoi aspetti. Se da un lato c’è la vicenda- con il gip del tribunale pontino che recapiterà nei prossimi giorni l’avviso di conclusione indagati ai 4 indagati- relativa alla violenza sessuale, dall’altro c’è tutto l’aspetto relativo al perché nessuno sia stato messo in condizione, soprattutto i servizi sociali, di intervenire e fermare una vicenda che sulla carta è da terzo mondo.
Così, quando la notizia della storia della “sposa bambina” uscì sui media nazionali, si è proceduto all’acquisizione di tutte le informazioni relative alla vicenda per avvalorare ulteriormente la tesi di accusa di violenza sessuale e per avere un quadro più completo di tutti gli aspetti relativi alle probabili omissioni di chi poteva sapere e denunciare all’epoca.
Tra queste attività di ricognizione c’è appunto l’acquisizione della cartella clinica della bambina. Una prova importante e che attesterebbe, anche su carta, l’ingresso della bimba nella struttura ospedaliera e dando un riscontro alle altre prove acquisite consistenti in intercettazioni telefoniche e fotografie. La storia della “sposa bambina” è stata infatti scoperta per caso perché i carabinieri laziali stavano indagando sui genitori del “marito” 17enne per un traffico di sostanze stupefacenti.
Il tutto inizia nel settembre 2020 quando un collaboratore di giustizia pugliese fu arrestato a Latina per evasione dai domiciliari. L’uomo aveva raccontato di voler acquistare della droga nella zona di Campo Boario, dove era attiva una piazza di spaccio, secondo la tesi dell’accusa, diretta da Ferdinando Di Silvio detto “Gianni” e Laura De Rosa, detta “Puccia”, genitori del 17eene e esponenti della cosca sinti dei Di Silvio.
Durante le attività di intercettazione i militari scoprono un qualcosa di inverosimile. Il figlio 17enne stava per sposarsi con una 12enne di Torre Annunziata, peraltro già incinta, e che da qualche mese viveva nella loro abitazione. I carabinieri così cominciano a seguire questa vicenda. I due effettivamente festeggiano il matrimonio in un noto locale di Latina con una festa con circa 100 invitati. Pochi mesi dopo la svolta con la 12enne che avverte un malore e perde il bambino ed è quindi costretta ad un intervento chirurgico per la rimozione del feto.
A quel punto intervengono i genitori della ragazza che secondo il gip «al fine di evitare denunce decisero di trasportare privatamente la ragazza nell’ospedale di Castellammare di Stabia viste le conoscenze all’interno della struttura ospedaliera». I carabinieri, dalle ulteriori verifiche, scoprono che i genitori dei due giovanissimi decisero di andare a Castellammare consapevoli di dover «celare alla Asl di Latina le motivazioni dello stato di gravidanza» vista l’età della ragazzina. La giovane effettivamente fu ricoverata nel novembre 2021 all’ospedale San Leonardo per il parto forzato.
Ed è su questo punto che la procura vuole fare chiarezza: c’è stato un comportamento realmente omissivo da parte dei medici e infermieri? Una domanda che è stata posta anche in parlamento dai deputati grillini Stefania Ascari e Gaetano Amato che hanno posto un’interrogazione parlamentare al ministro per le Pari opportunità. Intanto dopo l’intervento la bimba, dopo nemmeno un mese, rimane nuovamente incinta. Anche questa gravidanza non andrà a buon fine. Passa un altro anno e nel 2023, a 14 anni, la ragazzina da alla luce una bimba.
A quel punto, secondo l’accusa, è iniziata l’operazione da parte dei genitori per riportare la ragazza a casa. I militari ascoltano le telefonate tra la bambina, la madre e la sorella.«Ho paura, non ce la faccio più, ho paura che questi mi sequestrano», diceva a telefono la bambina. I genitori provano in tutti i modi a riportare la bambina a casa trovando però l’opposizione ferma dei coniugi Di Silvio. L’incubo della sposa bambina finisce il 4 febbraio quando i carabinieri arrestano Ferdinando Di Silvio e Laura De Rosa per violenza sessuale. La ragazza viene prelevata e trasportata in un luogo sicuro dove sta crescendo sua figlia e sta studiando per il diploma di terza media. Nel registro degli indagati ci sono anche i genitori di lei che, secondo le accuse, almeno nella prima parte di questa storia, avrebbero acconsentito alla storia tra i due ragazzini e ai rapporti sessuali.