La doccia fredda è arrivata ieri a mezzogiorno. Pompei non sarà la Capitale Italiana della Cultura 2027. Il titolo è andato a Pordenone, la città friulana che ha convinto la giuria ministeriale co...
La doccia fredda è arrivata ieri a mezzogiorno. Pompei non sarà la Capitale Italiana della Cultura 2027. Il titolo è andato a Pordenone, la città friulana che ha convinto la giuria ministeriale con un dossier capace di unire cultura, impresa e innovazione. Il verdetto, proclamato ieri nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura dal ministro Alessandro Giuli, ha lasciato un senso di amarezza nella città mariana e nell’intera area vesuviana. Il progetto Pompei Continuum propone infatti un modello di sviluppo culturale e sostenibile che coinvolgeva 103 comuni della Campania, con investimenti per oltre 36 milioni di euro e un piano strategico di rilancio che avrebbe inciso profondamente su infrastrutture, mobilità e turismo. Un’idea ambiziosa, sostenuta da una grande rete istituzionale, che mirava a rendere Pompei non solo un simbolo della storia passata, ma un motore di crescita per il futuro. A prevalere è stata Pordenone, per il suo progetto culturale. «Siamo partiti un anno e mezzo fa con questa lunga cavalcata. Ha vinto una città e ha vinto un territorio intero. Pordenone è fuori dall’immaginario collettivo italiano o se ci sta è per la presenza delle caserme, per le fabbriche, o perché siamo vicino a Venezia. Credo che la commissione ci abbia ricollocato in modo corretto nella mappa dell’immaginario», ha spiegato Alberto Parigi, vicesindaco facente funzioni. Una vittoria accolta con entusiasmo dal Friuli Venezia Giulia, che ora avrà tre anni per realizzare il proprio programma culturale e provare a sorprendere l’Italia. Pompei, intanto, incassa la delusione, ma non si ferma. I numeri parlano chiaro: con il piano previsto da Pompei Continuum, il miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe portato un incremento del 25%, il traffico sarebbe calato del 10%, i servizi sarebbero cresciuti del 20% e la povertà si sarebbe ridotta del 15%. Un impatto enorme, che avrebbe dato nuova linfa a un territorio troppo spesso relegato a sfide che vanno oltre la cultura. Davide Maria Desario, presidente della commissione ministeriale, ha spiegato il criterio della scelta. «Abbiamo studiato i dossier presentati dalle città finaliste e li abbiamo valutati con attenzione. Le 10 città finaliste con i loro progetti hanno dimostrato visione, capacità manageriali e di valorizzazione delle ricchezze del territorio, realizzando un programma culturale ricco di teatro, cinema, musica. Abbiamo visto e sentito professionalità, passione e convinzione, un grande senso di squadra capace di unire campanili e ideologie diverse» E ha poi aggiunto una proposta che lascia intravedere una possibilità di riconoscimento per le città escluse: «È vero che ci sarà una sola città capitale della cultura 2027, ma le altre nove devono essere orgogliose di aver raggiunto la fase finale. I loro progetti non meritano di andare dispersi, ma anzi vanno aiutati e supportati nella maniera che il ministero terrà più opportuna. La cultura può essere, anzi deve essere, il volano di ogni iniziativa della Nazione. Così quest’anno torno a nome di tutta la giuria a lanciare una proposta: oltre al grande premio al progetto vincitore, proponiamo di trovare il modo di dare un riconoscimento economico e morale anche alle altre finaliste, una sorta di rimborso per le spese affrontate per la preparazione del dossier». Il verdetto del Ministero della Cultura premia una città che continua a crescere, lasciando però inevasa una questione cruciale: Pompei, con il suo patrimonio archeologico e religioso unico al mondo, non meritava forse un’attenzione maggiore? Ma Pompei non ha intenzione di restare a guardare. Il suo progetto continuerà. Perché, come ha detto Lo Sapio, «Pompei resta Pompei».
AMAREZZA E ORGOGLIO, IL COMMENTO DEL SINDACO
L’amarezza per un verdetto che lascia Pompei all’asciutto. Ma anche l’orgoglio di aver portato avanti un progetto che delinea una nuova visione strategica per tutto il territorio. Il sindaco Carmine Lo Sapio ha accolto con un po’ di disappunto la mancata designazione della cittadina vesuviana a Capitale della Cultura 2027, andata invece a Pordenone. Ma porta con sé la consapevolezza di aver riunito 103 sindaci in un percorso condiviso che, spiega, «andrà avanti senza sosta, perché Pompei è già una Capitale della Cultura». Il sindaco ci tiene a ringraziare «chi ci ha voluto sostenere con un’apposita delibera e sottoscrivendo un protocollo d’intesa. Si tratta di una straordinaria prova di compattezza che mi inorgoglisce e che ci induce perciò a proseguire. Siamo i vincitori morali. Chiamerò chi ci ha appoggiato per dire loro che andiamo avanti con lo stesso entusiasmo». Sono diversi i progetti che hanno sostenuto la candidatura e che hanno l’obiettivo di proporre un nuovo modello di crescita basato su uno sviluppo economico e culturale sostenibile, sulla diffusione del benessere sociale, sull’inclusione e la coesione e sulla creazione di un brand territoriale: «Il nostro obiettivo è di diventare comunque – ha spiegato il sindaco di Pompei – un motore del Paese che sappia imporre all’Italia e al mondo un nuovo modello. Abbiamo a disposizione un budget, già pianificato, di oltre 4 milioni di euro per la gestione degli eventi del 2027 e per tutte le attività preliminari previste da novembre del prossimo anno. In totale, gli investimenti raggiungeranno i 36 milioni di euro tutti in via di finanziamento con progettazioni esecutive. La novità è che i benefici sul territorio, nonostante la mancata designazione di oggi, resteranno a futura memoria». Il sindaco ipotizza anche nuovi scenari all’orizzonte. «Non abbiamo ricevuto il titolo di Capitale Italiana della Cultura, ma noi siamo una realtà internazionale, europea. Magari dovremo guardare in Europa nel prossimo futuro, per diventare Capitale Europea della Cultura».