Un matrimonio forzato tra due ragazzini sinti: lui quasi maggiorenne, lei di anni ne ha appena 12. Rimane incinta, perde il bambino e si è recata all’ospedale San Leonardo per il parto forzato. Sembra una storia proveniente dal terzo mondo, da quello dove i talebani hanno legalizzato il matrimonio per le spose bambine. Invece tutto questo è successo in Italia, tra la provincia di Latina e quella di Napoli, precisamente a Castellammare di Stabia e Torre Annunziata. La storia viene fuori da un’inchiesta sui traffici di droga condotto dal clan Di Silvio, cosca operante negli affari illeciti nella provincia di Latina, a Campo Boario, per l’esattezza. I carabinieri, durante le attività di indagine, scoprono un qualcosa di ancora più grave. Una storia tremenda e a tratti inverosimile. Quello che esce fuori dall’informativa è la descrizione di una ‘sposa bambina’, di origini torresi, protagonista di un matrimonio con rito sinti a soli 12 anni, quando peraltro era già incinta. L’inchiesta dei carabinieri inizia nel settembre 2020 quando un collaboratore di giustizia pugliese fu arrestato a Latina per evasione dai domiciliari. L’uomo aveva raccontato di voler acquistare della droga nella zona di Campo Boario. A quel punto scatta l’indagine dei carabinieri che mettono sotto intercettazione i due principali indagati, i genitori del 17enne. Durante l’attività scoprono della ragazzina, all’epoca appena 12enne, che era andata a vivere a casa del fidanzato, insieme ai genitori di lui. Una convivenza ampiamente sostenuta dalla famiglia del ragazzo e tollerata anche dai genitori di lei, almeno in un primo momento secondo le indagini. La ragazza scopre di essere incinta nell’agosto del 2021. A quel punto, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, le famiglie decidono di organizzare un matrimonio secondo la tradizione “sinti” in uno sfarzoso locale della provincia di Latina con circa 100 invitati. La situazione precipita nel novembre dello stesso anno. La ragazzina perde il bambino ed è costretta ad un parto forzato. Le due famiglie, come sottolinea il giudice, «al fine di evitare denunce decisero di trasportare privatamente la ragazza nell’ospedale di Castellammare di Stabia viste le conoscenze all’interno della struttura ospedaliera». I carabinieri, dalle ulteriori verifiche, scoprono che i genitori dei due giovanissimi decisero di andare a Castellammare di Stabia consapevoli di dover «celare alla Asl di Latina le motivazioni dello stato di gravidanza» vista l’età della ragazzina. La giovane effettivamente fu ricoverata nel novembre 2021 all’ospedale San Leonardo per il parto forzato. La svolta dell’inchiesta è arrivata il mese scorso con l’arresto, con l’accusa di violenza sessuale, per Ferdinando Di Silvio detto “Gianni” e Laura De Rosa, detta “Puccia”, esponenti del clan Di Silvio, coniugi e genitori del 17enne, e l’iscrizione nel registri degli indagati per la madre e il padre della 12enne, sempre per lo stesso reato. In ogni caso la storia della sposa bambina non si è fermata solo all’aborto a 12 anni. Pochi mesi dopo, infatti, la bambina rimane nuovamente incinta e perde un altro bambino. Nel 2023, a soli 14 anni, diventa madre dando alla luce una bambina. I carabinieri, nel corso delle attività di intercettazione, ascoltano anche le telefonate tra la bambin, sua madre e la sorella: «Ho paura, non ce la faccio più» diceva la 12enne in lacrime. Da quel momento la famiglia di lei prova a porre fine a questa storia malata trovando, secondo l’accusa, la ferma opposizione dei Di Silvio. L’incubo va avanti fino al 4 febbraio scorso quando i carabinieri eseguono l’ordinanza di custodia cautelare a carico dei coniugi Di Silvio. La ragazzina, che ora ha 16 anni, si trova in una struttura protetta dove sta crescendo la sua bambina ed ha conseguito la terza media. Sul caso, nei giorni scorsi, ha acceso i fari anche il parlamento italiano con la deputata grillina, Stefania Ascari, che ha posto al ministro per le Pari opportunità un’interrogazione parlamentare chiedendo “se ci sia stato un comportamento omissivo da parte delle istituzioni coinvolte” e se “i medici del San Leonardo abbiano segnalato all’epoca dei fatti abbiano segnalato la questione”. Sul caso sta lavorando anche il deputato grillino Gaetano Amato:«Chi sa parli, quello che è accaduto è scandaloso- ha affermato il parlamentare del territorio dell’area stabiese che ha aggiunto-Noi faremo tutto quello che è nelle nostre competenze per arrivare in fondo alla questione. Se c’è stato un comportamento omissivo da parte dei medici, questi vanno puniti. Di mezzo non c’è una ragazzina, ma una bambina che ha subito degli atti assolutamente intollerabili». Intanto nei prossimi giorni dalla procura di Latina potrebbe essere emesso l’avviso di conclusione indagini per i 4 indagati per violenza sessuale, mentre sul caso della presunta omissione da parte dei sanitari del San Leonardo, potrebbe finire sulla scrivania dei pm della procura della repubblica di Torre Annunziata.