Frattamaggiore. Aveva una peritonite ma i medici dell’ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore che lo visitarono – e poi lo dimisero – non se ne accorsero, questo perche’ non procedettero ad esami diagnostici ma si limitarono ad una visita sommaria. Antonio Del Prete, 48 anni di Frattaminore, mori’ il 4 maggio 2013 e adesso il giudice Alfredo Maffei della seconda sezione civile del Tribunale di Napoli Nord ha condannato l’Asl Na 2 Nord – cui fa capo il nosocomio – a risarcire le sorelle e i fratelli della vittima per una somma complessiva di 350 mila euro.
Secondo quanto ricostruito nel procedimento, Del Prete arrivo’ per la prima volta al pronto soccorso: i medici di turno – si legge in una nota stampa diffusa dagli avvocati che hanno assistito i familiari della vittima – lo visitarono usando solo le mani, senza procedere agli accertamenti diagnostici previsti dalle linee guida.
Per i medici di turno si trattava di una “lombalgia” e poco dopo ritenendo che la “condizione clinica” fosse “nettamente migliorata” e consigliando “una visita ortopedica e un controllo clinico del curante”, nonostante la richiesta dei familiari di ulteriori esami diagnostici, Antonio Del Prete. Erano le ore 23.40. Il 48enne continuo’ a stare male e il giorno successivo, alle ore 15.30, ebbe un collasso. Arrivo’ con il 118, al Pronto Soccorso di Frattamaggiore dove, dopo le dovute indagini, questa volta diagnostiche – esami ematochimici, eco addome, rx torace ed rx diretta addome – emerse la perforazione di un viscere cavo.
Fu quindi ricoverato nel reparto di chirurgia con diagnosi di “colica addominale in paziente con perforazione intestinale e versamento addominale”; i sanitari prepararono un intervento salva-vita ma purtroppo, alle 19.30, dopo l’anestesia e l’intubazione, il quadro clinico precipito’ e, meno di un’ora dopo, Antonio mori’ a causa di un arresto cardiocircolatorio.
Quella sera stessa, i familiari sporsero denuncia ai carabinieri, assistiti da Olmo Studio dell’avvocato Luciano Palermo che e’ stato affiancato dall’avvocato Angelo Scarano specializzati nell’assistenza alle vittime della malasanita’.
“Dopo tanti anni, vediamo riconosciuto il nostro diritto – dicono i fratelli Del Prete -. Antonio aveva tutta la vita davanti e quel pomeriggio al Pronto soccorso e’ stato trattato con inefficienza grave e gli errori commessi quel giorno ce lo hanno portato via. La sentenza non ci restituisce nostro fratello, ma avevamo il dovere di far si’ che fosse fatta giustizia”.
“I casi di malasanita’ vanno denunciati e approfonditi nelle sedi opportune – dichiara l’avvocato Luciano Palermo – . Tacere di fronte a ingiustizie di questo tipo, che cagionano lutti e distruggono famiglie, non contribuisce a migliorare la nostra societa’: il servizio sanitario pubblico deve fare i conti con i propri errori, per tentare di migliorarsi e far si’ che tragedie di questo tipo non abbiano a ripetersi”.