Come si è evoluto, nel tempo, il paesaggio vesuviano? In che modo l’ambiente e la conformazionedelle terre, che sono attorno al Vesuvio, ha influito sullo sviluppo dei popoli che hanno abitato edabitano tutt’ora questi spazi? E’ semplice dire che le popolazioni che si sono susseguite in questiterritori abbiano ricevuto le influenze di una terra “eruttiva”, ma è opportuno capire in che modoquesto ambiente abbia agito sull’evoluzione di questa fetta della popolazione campana. E’ indubbio chel’uomo, in quanto parte attiva di un ecosistema più ampio, abbia a sua volta agito su questi spazi.E’ stata un’interazione reciproca.“Nell’ambiente in cui si nasce, la materia, la sua genesi, la sua trasformazione ad opera dei fenomeni naturalideterminano il nostro biotopo. Influiscono quindi sulla nostra biologia e sulla formazione del nostro carattere”.
Così ha scritto Claudio Rodolfo Salerno nella prefazione de “L’evoluzione del paesaggiovesuviano”, un testo multidisciplinare di carattere divulgativo dell’Istituto per la Diffusione delleScienze Naturali.Sono le sue parole, quali incipit del libro, a preannunciare un lavoro di circa sette anni, in cui un’analisipuntuale sugli avvenimenti ambientali, demografici e sociali delle terre vesuviane, è stata realizzatagrazie all’incontro di studiosi, pensatori e ricercatori.
Il testo scientifico “L’evoluzione del paesaggio vesuviano”, infatti, raccoglie osservazioni econsiderazioni sull’evoluzione, naturale ed antropica, del paesaggio vesuviano.Le prime riflessioni sulla realizzazione di questo testo sono nate, con spontaneità, nel 2017. Ceneimprovvisate, colazioni di lavoro, incontri con personalità del mondo accademico, della cultura edell’arte, nella vecchia sede napoletana dell’Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali, sonostati la genesi di un lavoro di ricerca e raccolta di informazioni e risultanze. Il punto di riferimento èl’eruzione del 79 d.C., i cui effetti si sono dispiegati su un’area molto vasta. Il primo segnale di un lavorofatto di incontri e conoscenze intrecciate è stato il ciclo di conferenze sull’argomento che si è tenuto nel2019.“Dialoghi sul Paesaggio Vesuviano”, questo è il nome del ciclo di incontri, è stata la testimonianzadi uno scambio osmotico di informazioni e risultanze tra individualità dal background culturale edesperienziale molto diverso. E’ opportuno sottolineare che il testo non è un manuale di puro utilizzo didattico che narra la storiaantropologica, ambientale, sociale e biologica delle terre vesuviane. Non ci sono soltanto prefazioni,abstract e narrazioni, ma ci sono mappe, fotografie, cartine geografiche. Ogni elemento scoperto, ognianalisi condotta, qualsiasi particolare appreso da una delle personalità scientifiche che vi hannocontribuito, si è rivelato importante.
Capitolo dopo capitolo emergono le voci di tutti gli studiosi che si sono mossi, dal 2017 ad oggi, nel edattorno all’Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali, non senza difficoltà.Si pensi, ad esempio, alla battuta d’arresto imposta dal periodo pandemico.Anche le immagini, i profumi ed i suoni hanno fatto la loro parte affinché le conoscenze scientifichepossano essere divulgate al meglio.Dall’introduzione di Claudio Rodolfo Salerno, passando per la prefazione di Nicola Caputo,Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, sino alla presentazione del testo a firma diDario Macellaro, giornalista dell’Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali, l’incipit è giàtestimonianza di grandi sinergie e del patrocinio della Regione Campania verso un testo di potenterilevanza scientifica.Per iniziare il lettore al tema il primo capitolo è “A spasso nel tempo tra le stratificazioni del vulcano”, di Giuseppe Luongo, già Direttore dell’Osservatorio Vesuviano e professore del Dipartimento diScienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università degli Studi di Napoli“Federico II”. Si prosegue con un capitolo sugli elementi per la ricostruzione dell’antico paesaggiovesuviano, a firma della compianta Annamaria Ciarallo, responsabile del Laboratorio di RicercheApplicate presso la Soprintendenza Archeologica di Pompei, supportata nel suo lavoro inlaboratorio da Luigi Buffone, anche lui autore di un capitolo del testo.La memoria di questa professionista ed il contributo dato per questo progetto sono vivi nella mente ditutti coloro che vi hanno collaborato.Il paesaggio vesuviano è descritto anche da Maria Rosaria Senatore ed Agostino Meo, entrambistudiosi e ricercatori del Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi delSannio. In particolare viene raccontato l’approvvigionamento dell’acqua e le disastrose alluvioni aPompei prima dell’eruzione del 79 d.C.
I boschi e le pinete di queste terre sono descritte, in maniera puntuale, da Massimo Ricciardi delDipartimento ARBOPAVE, Facoltà di Agraria, Università di Napoli “Federico II”. Tra documentistorici, reperti, testi archeologici ed epigrafici, è descritta la vita ipogea dei suoli vesuviani, i paesaggi, imarmi e le pietre colorate del Teatro Piccolo della città vecchia, alcune abitazioni di personaggi noti.La vita ipogea di queste terre occupa un intero capitolo del testo, firmato da Giancarlo Moschetti, chesi sofferma sull’eterogeneità dei suoli vesuviani in termini di qualità mineralogica, rappresentati da piùdi trentacinque minerali ricchi di macro e microelementi essenziali per la vita delle pianti e deimicrorganismi. Il professore Moschetti è una personalità molto nota nel campo della microbiologia.Anche l’archeologia molecolare è parte di questa opera multidisciplinare. Questa materia si è rivelatautile ad oggettivare la storia di questi luoghi e dei loro abitanti, raccontata sempre e solo grazie ai reperti( manufatti ed opere murarie).L’analisi scientifica lascia spazio alla storia grazie alla descrizione singolare del paesaggio vesuviano,attraverso gli occhi delle viaggiatrici del Grand Tour in un capitolo firmato da Luciana Jacobelli.
Molte delle scoperte di Pompei, Ercolano e Stabiae coincisero con questa epoca d’oro. Tra decorazioni marmoree, pietre colorate e altri residui dell’architettura antica, i paesaggi vesuvianisono descritti da Stefano Cancelliere, Fabrizio Antonelli e Luigi Buffone. In particolare StefanoCancelliere, con Lorenzo Lazzarini, raccontano dei litotipi di una famosa casa pompeiana. Le schedestorico-scientifiche dei marmi rivenuti sono state utili a descrivere in che modo l’ambiente vesuvianoabbia agito sull’architettura delle città sviluppatesi in questi territori.Nonostante il testo abbia un focus specifico sul territorio che circonda il Vesuvio, lo sguardo sullaciviltà romana non manca. C’è un capitolo del testo dedicato alla via Popilia, quella strada oggiconosciuta come Annia-Popilia, realizzata dai magistrati romani nel 132 a.C per congiungere ReggioCalabria ( la Civitas Foederata Rhegium) con Roma. Per i Romani la costruzione di questa stradarappresentò la realizzazione di un sogno. E’ la professoressa Arcangela Russo, docente di Storiadell’Arte e Conservatrice dei Beni Culturali ed Ambientali, a narrare questa affascinante storia diurbanistica aprendo l’opera su una vicenda che coinvolge i territori vesuviani ma riguarda una fetta delSud Italia.L’ultimo capitolo è “Paesaggi Possibili”, scritto da Claudio Rodolfo Salerno con la fotografia diStefano Piancastelli e Raffaele Riccardi.Un fascio di luce sul territorio che abbiamo plasmato nel tempo, a volte modificando gli elementinaturali, altre volte trasformando ciò che era già stato alterato.Il testo del libro diventerà, presto, un audiolibro per conto del Centro Nazionale del Libro Parlato-UIC e sarà disponibile per l’ascolto gratuitamente. Tutte le informazioni relative al lavoro, alla suaevoluzione e divulgazione sono consultabili sul sito www.alkve.it , web site ufficiale dell’Istituto per laDiffusione delle Scienze Naturali.
“L’evoluzione del paesaggio vesuviano” è un maestoso viaggio di scoperte, dove le parole non sono leuniche a narrare, dove l’arte è uno degli strumenti privilegiati di racconto. E’ un testo che necessita diessere vissuto, con la lettura, con l’ascolto, con la presenza sui luoghi. Il libro è solo l’incipit di unpercorso, in cui abbandonarsi alle mille strade della conoscenza, è l’unico modo per poter apprendereprofondamente.