Castellammare. «La questione degli investimenti necessari allo sviluppo del nostro cantiere navale è finita nuovamente nel dimenticatoio». La rsu dello stabilimento stabiese di Fincantieri torna ad alzare la voce sul tema del rilancio del sito, che lo scorso dicembre fu al centro di un confronto a Palazzo Farnese. I sindacati tornano a chiedere investimenti per il cantiere navale nel giorno dello sciopero nazionale dei metalmeccanici che protestano per il mancato rinnovo del contratto collettivo di lavoro. Ieri mattina, all’ingresso dello stabilimento, Fiom, Fim e Uilm hanno esposto lo striscione “Vogliamo il contratto”, e sono rimasti in presidio per 4 ore. Lo stallo nelle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici dura ormai da mesi. Le parti sociali stanno chiedendo agli industriali di tener conto dell’aumento del costo della vita, dei prezzi di consumo di beni e servizi, che hanno messo in difficoltà le famiglie in tutta Italia. La richiesta dei sindacati è chiara, nei prossimi tre anni il minimo retributivo deve aumentare di almeno 280 euro e vanno rivisti anche gli orari di lavoro. Ma Federmeccanica e Assistal ritengono insostenibile questo aumento e hanno proposto finora un aumento fino a 173 euro, nei prossimi quattro anni, solo in base all’indicatore dei prezzi al consumo. In sostanza, nessun aumento certo per gli operai, il cui stipendio rischia di restare lo stesso almeno fino al 2027. A Castellammare di Stabia la situazione è aggravata dall’incertezza relativa al futuro del cantiere navale. «Dopo la riunione al Comune di dicembre scorso, quando è stato preso l’impegno da parte di tutti di rivederci e aggiornarci a metà febbraio, sembra che la vertenza relativa agli investimenti da fare nel nostro sito sia stata nuovamente insabbiata – spiega la rsu – Ad oggi non abbiamo avuto ancora nessuna risposta da parte delle istituzioni». Una questione atavica che apre a una riflessione più ampia, perché se da un lato è vero che i carichi di lavori assicurati da Fincantieri nell’ultimo decennio hanno consentito praticamente di azzerare il ricorso alla cassa integrazione, garantendo continuità ai dipendenti diretti e a buona parte dell’indotto, dall’altro è difficile immaginare che con commesse di sezioni di navi possa esserci uno sviluppo, anche in termini occupazionali, della fabbrica. Il tema ruota inevitabilmente sugli investimenti necessari per rilanciare il sito di Castellammare di Stabia. La prossima approvazione del piano regolatore portuale offre una strada da seguire per riuscire in questo intento, con la realizzazione di un nuovo bacino di carenaggio. Il problema è che per arrivare a questo obiettivo e quindi trasformare completamente il porto stabiese, servono non meno di 400 milioni di euro e al momento in cassa non c’è nulla. I sindacati sperano che, anche con la spinta dell’amministrazione comunale, si riesca a riaprire un confronto – finalmente concreto – sulle prospettive di sviluppo del cantiere navale, che sulla scorta della crescita globale di Fincantieri potrebbe rappresentare non solo il passato e il presente, ma anche il futuro della città.
CRONACA
22 febbraio 2025
Castellammare. Fincantieri, i sindacati preoccupati: «Zero investimenti, istituzioni assenti»