#POGGIOMARINO Nuove indagini sugli affari del Comune
Sono stati oltre due ore negli uffici del Comune di Poggiomarino, a colloquio con i dirigenti del municipio di piazza De Marinis. Hanno chiesto e ottenuto documentazioni su appalti e determine che l’amministrazione, oggi retta da un commissario straordinario e sotto la lente di ingrandimento di una commissione d’accesso, ha stilato e pubblicato negli anni scorsi. L’inchiesta che nei mesi scorsi ha portato all’arresto dei vertici della giunta comunale – poi è arrivata la sospensione dall’incarico e infine le dimissioni che hanno mandato a casa l’intero consiglio – potrebbe non essere l’unica questione «sospesa» sugli affari in municipio. Accertamenti ordinati dalla procura della Repubblica di Torre Annunziata sono stati affidati alle fiamme gialle oplontine che ieri mattina, mentre poco lontano veniva arrestato l’ex vicesindaco dem Nicola Salvati (vedi servizio a pagina 17) per altre questioni, hanno fatto visita ai dirigenti del Comune vesuviano. Nel mani delle forze dell’ordine una serie di incartamenti relativi ad appalti e servizi affidati negli anni scorsi e finiti, lo stesso periodo finito al centro dei racconti dei collaboratori di giustizia che hanno disvelato l’intreccio tra politica e criminalità organizzata di cui hanno già parlato tg e giornali nei mesi scorsi. Un esposto molto dettagliato e inviato alla procura della Repubblica di Torre Annunziata avrebbe spinto la magistratura a chiedere maggiori approfondimenti su diverse attività effettuate sul territorio poggiomarinese nel recente passato. Una vicenda ancora tutta da ricostruire con gli uomini in divisa che dovranno ora studiare gli incartamenti portati via dal municipio dopo una visita durata diverse ore. L’indagine di cui si stanno occupando gli uomini delle fiamme gialle potrebbe essere legata a doppio filo con l’inchiesta che nei mesi scorsi ha portato all’arresto dei vertici della squadra di governo locale: l’ex sindaco Maurizio Falanga, l’ex vicesindaco Luigi Belcuore, il faccendiere del Comune con un passato da assessore Franco Carillo – ritenuto il trait d’union tra la politica e la criminalità – e il boss, oggi pentito, Rosario Giugliano detto ‘o minorenne. L’inchiesta si incentra sul presunto voto di scambio politico-mafioso che avrebbe portato alla vittoria – secondo quanto hanno rivelato i pentiti – la coalizione di centrodestra alle amministrative del 2020. Accuse finite ora al centro di un processo partito nei giorni scorsi. Davanti ai giudici del tribunale di Torre Annunziata sono finiti per il momento i tre politici coinvolti nell’inchiesta di ottobre scorso, saranno giudicati con rito ordinario (anche se la prima udienza ha fatto segnare subito un rinvio a inizio marzo); il quarto personaggio coinvolto nello scandalo scoppiato quattro mesi fa – il boss pentito Rosario Giugliano – sarà invece giudicato con rito abbreviato, prima udienza fissata a metà febbraio.