#GRAGNANO La Dda di Napoli ha inoltrato l'avviso di conclusione indagini a 13 persone
Droga a Gragnano, chiusa l’inchiesta, 13 indagati verso il processo. La Dda di Napoli- sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta- ha inoltrato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 13 persone indagate a vario titolo del reato di associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, e a quello di cessione e detenzione di droga. Nei prossimi giorni verrà fissata l’udienza preliminare dove il gip valuterà le richieste di processo dell’Antimafia che ha ricostruito le dinamiche e le gerarchie dell’organizzazione che deteneva il monopolio delle piazze di spaccio a Gragnano. Un’inchiesta complessa, iniziata nel 2017, e che il dicembre scorso ha portato a cinque arresti. A finire in manette il narcos Rossano Apicella- già in carcere- e la moglie Rosaria Vitiello, il figlio Dario Apicella, Vincenzo Donnarumma e Salvatore Pio Pennino. Per quest’ultimo, detenuto in carcere, l’avviso non è stato recapitato, mentre al Riesame ha ottenuto un alleggerimento della sua posizione con la caduta della partecipazione diretta all’associazione. Per gli altri indagati invece le accuse della Dda sono state confermate. Nella lista inoltrata dalla procura figurano anche gli altri due figli di Rossano Apicella, Gaetano e Maurizio. Il primo è a piede libero, mentre il secondo sta scontando la condanna per l’omicidio di Nicholas Di Martino, il 17enne ammazzato nel maggio del 2020. C’è anche il nome di un imprenditore insospettabile, titolare di una nota pizzeria di Gragnano che è accusato di “aver collaborato direttamente con i vertici del sodalizio, occupandosi prevalentemente della custodia delle partite di droga per conto degli Apicella presso il box garage attinente alla sua abitazione, adoperandosi, ogni volta che gli veniva richiesto, per recuperare ogni volta che gli veniva richiesto uno o più pacchi di sostanza stupefacente, consegnandoli al pusher di turno per la successiva vendita al dettaglio”. L’inchiesta ha permesso di ricostruire le dinamiche del gruppo diretto, anche dal carcere, da Rossano Apicella. Il narcos, secondo le accuse dell’antimafia, era riuscito a guadagnarsi il monopolio delle piazze di spaccio della città della pasta grazie ai suoi rapporti, tessuti negli anni, con i vertici del clan D’Alessandro di Scanzano e i Di Martino di Iuvani. Apicella era riuscito a mettere su una vera e propria Spa della droga. I pusher venivano organizzati in turni, avevano delle mensilità fisse, e in caso di arresto, avevano garantito un’assistenza legale. I “front office” con i tossici, attivi 24 ore su 24, erano dislocati in piazza Trivione, zona frequentata anche dalla “Gragnano bene”, e nell’abitazione di Apicella a via Volte. Ma le consegne, durante il covid, avvenivano anche a domicilio purché le attività non si fermassero. I carabinieri, corodinati dalla Dda, hanno ricostruito centinaia di episodi di spaccio accostandosi proprio nei pressi delle piazze di spaccio. Appena chiusa una vendita fermavano gli acquirenti che solo in pochissimi casi ammettevano da chi avevano acquistato la sostanza. Accuse che il collegio difensivo composto dagli avvocati Giuliano Sorrentino, Alfonso Piscino, Gennaro Somma e Francesca D’Annunzio proveranno a smontare.