Il Traffico di droga dai monti Lattari verso la penisola sorrentina durante il lockdown, pugno duro della procura generale che ha chiesto in appello la conferma delle condanne di primo grado: 56 anni ...
Il Traffico di droga dai monti Lattari verso la penisola sorrentina durante il lockdown, pugno duro della procura generale che ha chiesto in appello la conferma delle condanne di primo grado: 56 anni di cella in tutto per i sette imputati. In primo grado furono inflitti 13 anni e 5 mesi a Massimo Terminiello; 14 anni e 4 mesi a Colomba Bregia; un anno ad Antonio Carfora e 2 anni, 10 mesi e 20 giorni a sua moglie Valeria Carsana; 8 anni e 1 mese e Gabriela Ortu; 7 anni e 10 mesi a Enza Breglia; 8 anni e 5 mesi a Luigi Gargiulo. Pene comunque più basse di quelle invocate dal pm della Dda Giuseppe Cimmarotta in fase di requisitoria. Tutti e sette sono imputati a vario titolo di traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso. Secondo l’accusa la droga acquistata dal clan Di Martino di Gragnano veniva rivenduta ai giovani della penisola sorrentina e a dirigere le operazioni dal carcere era Massimo Terminiello, pregiudicato di 43 anni, ritenuto dagli investigatori il riferimento del clan D’Alessandro in costiera. Terminiello impartiva ordini alla compagna Colomba Breglia e a suo cugino Luigi Gargiulo, 44enne di Massa Lubrense, su come fare per acquistare la droga e come ripartire i soldi. Un approvvigionamento di droga che secondo le accuse avrebbe coinvolto anche Valeria Carsana, moglie di Antonio Carfora figlio del boss ergastolano Nicola ‘o fuoco. Insomma un’organizzazione vera e propria, attiva soprattutto durante il periodo del Covid e smascherata dalle indagini condotte dalla guardia di finanza di Massa Lubrense, coordinata dalla Procura Antimafia di Napoli. La Dda aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato per 7 persone: tra intercettazioni e attento monitoraggio dei sospetti, la Dda è riuscita a ricostruire le attività che si sarebbero svolte a partire dal 2020, in piena pandemia, e fino alla fine del 2021, attraverso incessanti contatti intercorsi tra i vari esponenti del patto criminale. E’ considerato promotore, dirigente e organizzatore del sodalizio criminoso nonché l’ideatore delle linee strategiche e operative dell’associazione metese Massimo Terminiello, volto già noto alle forze dell’ordine e considerato braccio destro di Nino Spagnuolo, alias ‘o capastorta. Non a caso le condanne più elevate sono arrivate proprio per colui che secondo gli inquirenti rappresenterebbe una figura di spicco in penisola sorrentina per gli interessi illeciti del clan di Scanzano, e per sua moglie, Colombra Breglia, che in base alle sue indicazioni dalla cella avrebbe mes so in piedi il traffico di stupefacenti. Accuse che il collegio difensivo- avvocati Renato D’Antuono, Mariano Morelli, Francesco Cappiello e Francesco Romano- proveranno a smontare nel corso del processo di secondo grado che è stato rinviato a marzo, giorno in cui si chiuderanno le discussioni difensive. Quanto al fornitore di gruppo, Vincenzo Di Martino, assistito dal legale Antonio de Martino, è stata fissata l’udienza preliminare per febbraio. Entro la primavera arriverà anche per il figlio di Leonardo o’lione la sentenza di primo grado. Un ritardo dovuto alla latitanza di Di Martino che solo l’estate scorsa si consegnò in carcere ad Avellino, ora è ai domiciliari fuori regione.