Torre del Greco. Doveva essere l’udienza finale di un calvario giudiziario lungo – fino a oggi – sette anni e mezzo: in aula era atteso un consulente tecnico della difesa, l’ultimo testimone prima della requisitoria del pubblico ministero e delle arringhe dei legali dei sei imputati alla sbarra.
Invece, il processo a carico dell’ex sindaco Ciro Borriello – arrestato nell’agosto del 2017 con l’infamante accusa di avere incassato mazzette da 20.000 euro al mese per pilotare gli appalti dei rifiuti verso gli «amici» della ditta Fratelli Balsamo – ha subito l’ennesima battuta d’arresto. A causa di un impedimento al presidente del collegio del tribunale di Torre Annunziata, l’udienza è stata rinviata – come da calendario già fissato – a metà febbraio per (provare a) portare a termine il dibattimento.
A processo, insieme all’ex primo cittadino oggi seduto (in teoria) tra i banchi dell’opposizione di palazzo Baronale, ci sono i vertici del colosso ambientale di viale Europa nonché Francesco Poeti e Virgilio Poeti (titolari della stazione di servizio di Leopardi incaricata dei lavaggi dei mezzi Nu).
Al centro dell’inchiesta i 14 appuntamenti organizzati – prevalentemente tramite WhatsApp – tra l’ex sindaco Ciro Borriello e i riferimenti della ditta Fratelli Balsamo in via Panoramica, in aree (secondo l’accusa) schermate per impedire eventuali intercettazioni telefoniche. Gli incontri documentati avvenivano intorno alle 20.30/21 e – secondo la procura – erano promossi per lo scambio delle mazzette.
Accuse sempre respinte al mittente dai 6 imputati, ora in attesa dell’ultimo testimone in vista del rush finale per la sentenza di primo grado.
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