CAMORRA Castellammare, niente sconti al colonnello del clan D'Alessando: il ras «murato» in cella
Castellammare. Murato al 41-bis il ras del clan D’Alessandro. Per Antonio Rossetti, alias ‘o guappone, è arrivata la conferma del carcere duro anche dalla cassazione. L’ex colonnello della cosca di Scanzano dovrà quindi continuare a scontare il cumulo di pena di 25 anni incassati dai processi Domino e Domino bis al 41 bis, regime al quale è confinato dall’estate 2023. Il ras era prima ricorso, per l’alleggerimento della misura, al Tribunale di sorveglianza di Roma che ha respinto il ricorso con la Cassazione che ha ribadito la decisione. Respinte le considerazioni della difesa che aveva puntato sul fatto che il ras negli anni di detenzione non aveva più avuto contatti con l’esterno e con personaggi ritenuti vicino alla criminalità organizzata.
Rossetti è stato un personaggio di primo piano della camorra stabiese. Uomo di fiducia di Michele D’Alessandro, figlio del boss Gigginiello (attualmente libero, dopo una detenzione di quasi 30 anni), Rossetti ha assunto il ruolo di reggente della cosca proprio dopo l’arresto di D’Alessandro. Il ras, soprannominato ‘o guappone, ha gestito gli affari del clan in prima persona tra il 2013 e il 2016, occupandosi anche dei rapporti con i clan alleati come i Di Martino di Iuvani.
Quando sono stati scarcerati Giovanni D’Alessandro e Sergio Mosca, invece, ha fatto parte della triade di comando della cosca di Scanzano, rappresentando gli interessi della parte di famiglia che faceva riferimento al padrino Luigi D’Alessandro. Sono proprio le inchieste Domino e Domino bis (nate subito dopo l’omicidio dell’ex pentito Antonio Fontana, avvenuto l’8 luglio 2017 ad Agerola) a definire al meglio il suo ruolo, sia per quanto riguarda il traffico di sostanze stupefacenti, che le estorsioni messe a segno ai danni di grosse aziende del territorio e ditte incaricate degli appalti. Dalle migliaia di pagine allegate all’inchiesta viene fuori anche la sua capacità di diversificare i suoi business e soprattutto di riciclare i soldi sporchi. Antonio Rossetti aveva investito nel settore delle ambulanze private, riuscendo ad assicurarsi l’assegnazione di alcune postazioni da parte dell’Asl Napoli 3 Sud.
E aveva puntato molto anche sulle scommesse online, attraverso alcuni contatti che gli garantivano la possibilità di gestire piattaforme al di fuori dei circuiti legali. Attraverso alcune ditte edili, inoltre, Rossetti era riuscito a infilarsi anche negli appalti pubblici, assicurando commesse alle società gestite da prestanome o imprenditori pronti a scendere a patti con la camorra.
Un’ascesa – quella del ras di Scanzano – cominciata nel 2010, quando a seguito dell’arresto di quasi tutti i discendenti diretti della famiglia D’Alessandro, Rossetti ha guidato la cosca fino alla scarcerazione dei boss e continuando a mantenere un ruolo di primissimo piano anche dopo, fino al momento dell’arresto della primavera del 2019. Rossetti – secondo la Procura Antimafia – è uno dei custodi dei segreti della cosca di Scanzano e anche da dietro le sbarre potrebbe dare indicazioni utili a chi oggi è in libertà. Un aspetto ribadito anche dai giudici della cassazione che hanno confermato il carcere duro al colonnello della cosca di Scanzano.
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