L'inchiesta
Quando nasci in un quartiere dove non esiste un parco giochi, i tuoi amici si presentano con il cellulare di ultima generazione perché magari i genitori sono immischiati nel giro della droga o dove ogni giorno vedi un’auto della polizia e dei carabinieri che interviene e traggono in arresto dei tuoi conoscenti che vengono poi inneggiati dalla folla il rischio di intraprendere la strada sbagliata fin da giovanissimo è concreta. Così un giorno, insieme a quei tuoi amici con cui tiravi un calcio ad un pallone tra un cortile in asfalto e tra auto bruciata, decidi di mettere su una banda che grazie al rapporto con esponenti della camorra viene rifornita di droga da vendere tra le palazzine del tuo rione. Nel corso “dell’attività” ti trovi a scontrarti con altri gruppi ed essendo cresciuto nella logica “del più forte” non trovi altra soluzione che sparare addosso ad uno dei tuoi rivali. Potrebbe essere questa la storia del 17enne, assistito dall’avvocato Mariano Morelli, a processo per detenzione di armi da fuoco e per aver commesso una stesa al fine di intimorire altri due giovanissimi. Ieri mattina il Gip del tribunale dei minorenni ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio dell’accusa, l’inizio del processo che è stato fissato per il prossimo febbraio. Secondo la ricostruzione degli agenti del commissariato di polizia stabiese, il 17enne, nel frattempo divenuto maggiorenne,. lo scorso 9 marzo 2023 esplose diversi colpi verso la strada, allo scopo di intimidire due giovanissimi che si trovavano sotto la sua abitazione. Quella stesa potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di una vicenda molto più grossa e per certi versi controversa. Sì, perché appena due mesi dopo quegli spari esplosi dal diciassettenne, gli agenti del commissariato di polizia di Castellammare – che stanno conducendo le indagini – trovarono una bomba nascosta nel sottoscala di una palazzina del quartiere Moscarella. Poco più di un chilo di tritolo che avrebbe potuto provocare una vera e propria strage. Non è chiaro se i due episodi fossero in qualche modo collegati, ma di sicuro il ritrovamento dell’esplosivo ha rappresentato la conferma investigativa che nel quartiere c’era tensione in quel momento e qualcuno era disposto a prendere il sopravvento, anche utilizzando le armi se necessario. L’attenzione si è concentrata proprio sui giovanissimi stabiesi, ma anche di Gragnano, che avrebbero cominciato a macinare soldi con il traffico di sostanze stupefacenti. Ragazzi attirati dall’illusione di guadagni facili, pronti a conquistarsi spazio nello scenario criminale cittadino, anche con la forza intimidatoria tipica della camorra. Intanto le inchieste della Dda hanno già svelato alcuni dei misteri che si celano tra i meandri delle palazzine di uno dei quartieri più dimenticati di Castellammare. Tre anni fa un blitz dei carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia portò all’arresto di 17 persone accusate a vario titolo di far parte del “Terzo Sistema”, il gruppo autonomo che trafficava droga e armi proprio nel quartiere Moscarella. A inizio di quest’anno l’ennesima operazione, questa volta della polizia di stato, che ha invece decapitato il clan di Moscarella, nato dalle ceneri del Terzo Sistema. L’altro ieri le richieste di condanna – 76 anni in tutto – della Dda per il gruppo coordinato dal carcere dal boss Michele Onorato.