Giovanna Ceppaluni è il nuovo presidente del tribunale di Torre Annunziata. Si insedierà all’ultimo piano del palazzo di giustizia torrese solo a gennaio, quando prenderà il posto di Francesco Abete, che temporaneamente è subentrato a Ernesto Aghina. Si tratta del primo presidente donna nominato a Torre Annunziata, una scelta che il Consiglio superiore della magistratura ha ratificato nella giornata di mercoledì scorso. Giovanna Ceppaluni attualmente ricopre il ruolo di presidente della sezione Gip del tribunale di Napoli, carica che ha ottenuto nel corso del 2017. In passato è stata per circa quattordici anni pubblico ministero, quindi è stata indicata come coordinatrice del settore penale del tribunale di Napoli.
Durante la sua carriera è stata presidente del collegio giudicante nel processo a Valter Lavitola incardinato qualche anno fa a Napoli e in quel contesto è diventato famoso un botta e risposta acceso con Silvio Berlusconi. Il fondatore di Forza Italia, convocato come teste in aula, protestò in maniera scomposta durante un’udienza. Disse: «Non capisco la necessità di farmi queste domande». Il magistrato lo fermò senza battere ciglio: «Non c’è alcuna necessità che lei lo capisca», rispose. E quando Berlusconi provò a ribattere parlando di magistratura incontrollata e impunita, Giovanna Ceppaluni tagliò corto con tono deciso e con grande autorevolezza: «Lei qui è un teste e risponde solo alle domande».
Del resto, sulla credibilità e sull’indipendenza della magistratura ha avuto spesso modo di precisare che «non esistono arresti mediatici», che un giudice «non si pone il problema del risalto che un provvedimento possa avere sulla stampa». Che questo «interessa all’opinione pubblica, ma non a chi fa solo il suo lavoro». Il magistrato nominato dal Csm alla guida del tribunale di Torre Annunziata non s’è mai sottratto al confronto. Ha sempre affrontato le questioni più spinose della giustizia. Una volta le chiesero un parere sulle ingiuste detenzioni, disse: «I dati vanno letti integralmente per completezza, vanno evidenziati anche quelli delle richieste di ordinanza cautelare che vengono respinte ogni giorno dal gip». Numeri che, disse, «non hanno risalto sui media, se non in casi eccezionali». Anche sui tempi della giustizia ha sempre avuto le idee chiare. In un’intervista assicurò «che i giudici napoletani lavorano moltissimo e con grande spirito di sacrificio». Certo, capita che le misure vengano emesse a distanza di tempo «ma spesso già le informative di reato sono datate rispetto a quando sono avvenuti i fatti». Ha sempre difeso lo spirito di sacrificio delle toghe ma non ha mai nascosto che «mancano gli strumenti per lavorare con serenità».
Gli atti vanno studiati, dice, «e accanto alle richieste ci sono sempre le sentenze da scrivere e i riti alternativi da celebrare». Anche a Torre Annunziata troverà i problemi che attanagliano tutta la magistratura italiana. Problemi che il suo predecessore, Ernesto Aghina, ha più volte denunciato. La carenza dell’organico, la mancanza di operatori, l’elevato numero di processi che galleggiano tra gli scaffali e le aule per la penuria di magistrati.
Problemi che Giovanna Ceppaluni ha già affrontato con coraggio al tribunale di Napoli, dove la gravissima crisi di risorse e di organico mette crea allarmanti affanni. Giovanna Ceppaluni è un magistrato determinato, ma è anche un’abile cuoca. Durante la pandemia è stata tra i protagonisti di un’iniziativa editoriale che ha messo insieme 80 avvocati e 76 magistrati. Un format mise insieme le toghe che erano riuscite a esorcizzare le preoccupazioni cucinando e postando foto di piatti succulenti.
Tra i magistrati “arruolati”, oltre a Nicola Russo e Giovanni Melillo, anche Ernesto Aghina, Nunzio Fragliasso, oggi procuratore capo a Torre Annunziata, e Giovanna Ceppaluni. Le loro ricette finirono in volumi esposti in libreria e presentati al Teatro Diana.