“Quello che sta succedendo in questi giorni per via dei pignoramenti dell’Agenzia della Riscossione sui conti correnti di imprese e contribuenti italiani rischia di mettere in ginocchio quello che rimane del tessuto produttivo delle piccole e medie imprese italiane dopo i gravissimi problemi provocati dalla pandemia”.
A dichiararlo è il presidente di Confimprese Italia, Guido D’Amico che sta raccogliendo il disperato grido d’aiuto che arriva da ogni parte del paese.“Ci sono stati alcuni settori che, con la pandemia, hanno retto e addiritttura sono riusciti ad aumentare fatturato ed utili. Ce ne sono altri, come dimostrano numerosi studi, che non sono riusciti a trasformare il proprio business e proprio ora che stavano muovendo i primi passi per uscire dal tunnel della crisi, si vedono aggrediti dallo Stato che gli chiede di saldare in un’unica soluzione i conti con il fisco. Purtroppo – continua D’Amico – non ci troviamo di fronte, nella maggior parte di casi, ad evasori incalliti ma a imprenditori che hanno fatto sacrifici immensi, negli anni, per tutelare le loro aziende e salvaguardare il posto di lavoro dei loro dipendenti. Fermo restando che le responsabilità non sono certo dell’Agenzia della Riscossione chiediamo al Governo, in particolare al Presidente Giorgia Meloni e al Ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti di intervenire sulla prossima legge finanziaria prevedendo un intervento serio e definitivo sulle modalità di pagamento dei debiti fiscali concedendo alle aziende più tempo per sistemare le posizioni nei confronti del fisco. Per quanto ci riguarda non chiediamo nessun condono ma soltanto la possibilità di termini di pagamento che tengano conto dello tsunami al quale sono state sottoposte le aziende che rappresentiamo messe in ginocchio dal combinato disposto del fermo dovuto alla pandemia, della successiva impennata inflattiva con l’aumento dei costi delle materie prime e dei tassi di interesse sui finanziamenti erogati dalle banche”.
“In tal senso – conclude Guido D’Amico – chiediamo la riapertura dei termini per la rottamazione-quater con l’inserimento delle cartelle ricevute fino al 31.12.2023 e la remissione nei termini, con l’allungamento almeno a 120 rate, dei piani di rateizzazione decaduti fino ad oggi. È l’unico intervento possibile per salvare migliaia di aziende dal fallimento e per evitare che decine di migliaia di lavoratori trascorrano il prossimo Natale senza stipendio, con l’incubo della chiusura delle imprese per le quali lavorano e la conseguente perdita della propria occupazione”.