Se si somma il numero di minorenni che durante il 2024 sono stati affidati ai servizi sociali, quelli ospitati nelle comunità, nelle carceri, oppure quelli messi alla prova, arriviamo a 14.819 individui. E in Campania quelli presi in carico dagli uffici di servizio sociale nel corso dell’anno solo tra Napoli e Salerno sono 758, che diventano 1.899 se consideriamo quelli già presi in carico prima di gennaio di quest’anno. Dai dati resi noti durante il convegno «Male Fuori», emerge che nell’istituto penale di Nisida sono presenti 70 detenuti e nell’Ipm di Airola 30, per un totale di 100 detenuti a fronte degli 84 al 31 dicembre 2023. La maggior parte dei ragazzi detenuti hanno tra i 16 e 17 anni per un totale di 48 tra Nisida e Airola.
«Facciamo attenzione a come prevenire il disagio e la devianza», dice Samuele Ciambriello, garante dei detenuti. «Una volta che queste persone vanno in carcere o in comunità o sono messe alla prova, per evitare la recidiva, che cosa fanno le istituzioni? dicono solo di abbassare l’età punibile? custodire? Ergastolo? Non c’è un mare dentro, c’è molto male fuori e poca prevenzione fuori».
Parla di dati allarmanti anche Gennaro Oliviero, presidente del Consiglio regionale della Campania. «Tanti giovani sono segnalati all’autorità giudiziaria per questo abbiamo bisogno di fare attività di prevenzione. Ora, può essere la scuola pomeridiana? Ma se non ci vanno la mattina come possono il pomeriggio? Dobbiamo andare a ‘raccoglierli’ con l’aiuto delle associazioni. Faremo un tavolo di discussione, una seduta monotematica su disagio e devianza minorile, da tenere nel prossimo mese di gennaio».
Per Bruna Fiola, presidente della Commissione Regionale Politiche Sociali: «La politica sta facendo tanto ma non basta: ce lo dicono le cronache che ci rappresentano ogni giorno una situazione sempre più drammatica. La presa in carico dei minori già segnalati non risultata sufficiente ed occorre affrontare la problematica nel suo complesso, coinvolgendo la famiglia e la scuola, integrando il programma ‘Scuola Viva’ con delle azioni che non solo allontanino i ragazzi dalla strada ma che riportino a scuola coloro che non frequentano».
La Procuratrice della Repubblica per i Minorenni di Napoli, Patrizia Imperato, dice: «La strada principe da percorrere è quella della prevenzione concreta che dia la possibilità a questi ragazzi di non aderire a modelli criminali e criminogeni” nel corso del convegno ha spiegato che “è molto importante puntare sull’educazione dei giovani che sono interessati da comportamenti di devianza e, particolarmente, di coloro che sono collocati in istituti penali minorili, ma è fondamentale garantire loro una prospettiva occupazionale perché il lavoro rappresenta il vero ed efficace strumento per la piena realizzazione del reinserimento sociale e per la piena concretizzazione della dignità e del futuro delle persone».
Aggiunge il Presidente di Associazione Italiana Giovani Avvocati, Francesco Zaccaria: «Riteniamo che il Decreto Caivano abbia generato alcune criticità in quanto, ad esempio, l’esclusione della messa in prova per i minori che hanno commesso determinati reati rappresenta una perdita di opportunità per la rieducazione e il reinserimento sociale dei giovani, in quanto la sola punizione si è dimostrata che è del tutto insufficiente»