Pollica. Restano dietro le sbarre del carcere gli indagati per l’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il primo cittadino di Pollica assassinato il 5 settembre del 2010. Niente sconti dal tribunale del Riesame per il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo (difeso da Ilaria Criscuolo), l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi (assistito da Giuseppe Stellato), amico dell’ufficiale e stretto collaboratore per anni, in passato condannato per droga, e l’imprenditore Giuseppe Cipriano detto “Peppe Odeon” (difeso da Giovanni Annunziata).
Ognuno, secondo l’Antimafia di Salerno, avrebbe avuto un ruolo nel delitto del sindaco pescatore. Il collegio giudicante ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza a carico dei tre mentre Romolo Ridosso – collaboratore di giustizia – non aveva presentato ricorso, ma aveva rilasciato ulteriori dichiarazioni nel carcere di Modena all’aggiunto Procuratore Luigi Cannavale.
Romoletto ha detto di essere sicuro che a uccidere il sindaco pescatore sia stato il gruppo di Cipriano; qualche mese dopo, a dicembre, sarebbe stato lo stesso imprenditore a rivelargli essersi occupato dell’agguato, indicando come esecutore “‘o compagno tuo”, ovvero Cioffi, l’unica persona del gruppo, oltre a Cipriano, ad avere contatti con Ridosso. Lo stesso Peppe “Odeon” Cipriano avrebbe elencato a Romoletto le motivazioni dietro l’omicidio.
Innanzitutto, Vassallo avrebbe avuto l’intenzione di cacciarlo da Acciaroli, sia per un furto in locale di proprietà del sindaco, commesso da un dipendente di Cipriano. Altro motivo, la mancata autorizzazione a Raffaele Maurelli (cugino di Cipriano, indagato e morto durante le indagini) di eseguire dei lavori nel porto di Acciaroli. Ultimo motivo, sarebbe stato quello individuato anche dagli inquirenti, ovvero mettersi al riparo da denunce da parte di Vassallo relative al traffico di droga. Elementi che con ogni probabilità sono stati portati dalla pubblica accusa ai giudici del Riesame per rafforzare le tesi accusatorie contro colonnello, ex sottoposto e imprenditore. Sul carabiniere “infedele”, ma molto vicino a Cagnazzo, Romoletto è stato molto preciso: “Il coinvolgimento di Cioffi e Cipriano nell’omicidio mi fu esplicitamente rappresentato a dicembre”.
Quel giorno, assieme alla sua ex compagna Antonella Mosca, altro teste chiave nelle indagini che hanno incastrato lui e gli altri tre per l’omicidio, era andato al cinema gestito da Cipriano a Scafati e, mentre la donna con i suoi figli, vedeva un film di prima visione, lui salì con Cipriano negli uffici di quest’ultimo. “In questa circostanza – ha raccontato Ridosso nel suo interrogatorio – Cipriano mi disse esattamente che l’omicidio era stato commesso da loro e, in particolare, da Lazzaro Cioffi che era stato l’esecutore. E aggiunse. “Mi elencò – ha ricordato Ridosso – quelle che erano state le cause dell’omicidio. E quando io lo rimproverai di avermi portato ad Acciaroli due giorni prima dell’omicidio, benché io fossi già indagato per l’omicidio Muollo, si mise a ridere”.
Ridosso andò poi da Cioffi a chiedere conferma di quanto aveva saputo: “Lui si mise a ridere e mi disse di non dargli retta poi aggiunse che io ora stavo sulla montagna (Lettere, ndr) perché ero innamorato e mi consigliò di ritornare lì e di rimanerci. Fu allora che iniziai ad aver paura di Cioffi”. Ovviamente si cercano ulteriori riscontri sulle parole di Romolo Ridosso, tirato in ballo per l’omicidio del sindaco pescatore dall’altro pentito di scafati, Alfonso Loreto che indicò nel 62enne originario di Castellammare di Stabia tra i coinvolti nel delitto.
Prossima mossa dei difensori dopo le motivazioni del Riesame sarà la Corte di Cassazione.
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