Si è finto ginecologo per ingannare diverse donne, convincendole a inviargli foto intime, dietro false indicazioni mediche: chiesto il processo per Salvatore Sisto Urgo, un 42enne originario di Torre Annunziata. La richiesta nei suoi confronti è stata formalizzata durante l’udienza preliminare recentemente tenutasi dinanzi alla giudice Valeria Fedele, incaricata di esaminare la proposta di rinvio a giudizio presentata dal pubblico ministero Luigi Mastroniani, titolare dell’indagine. La giudice, prima di pronunciarsi, ha scelto di valutare la costituzione di alcune parti civili, rinviando la decisione definitiva al 18 febbraio. Nel frattempo, l’imputato, rappresentato dall’avvocata Claudia Strafella, ha dichiarato l’intenzione di richiedere un rito abbreviato condizionato da una perizia psichiatrica. L’uomo è al centro di un’inchiesta giudiziaria per una serie di reati gravi e inquietanti che coinvolgono l’acquisizione fraudolenta di dati personali, l’usurpazione di funzioni pubbliche e tentativi di violenza sessuale. Le recenti accuse si riferiscono a fatti avvenuti tra luglio e ottobre del 2021, quando Urgo avrebbe sfruttato i dati sanitari di diverse donne per mettere in atto i suoi piani manipolatori. Fingendosi un medico associato a laboratori o strutture ospedaliere dove le vittime avevano realmente effettuato esami clinici, comunicava loro diagnosi fasulle per indurle a seguire presunti percorsi medici che prevedevano atti degradanti e invasivi. Tra le sue richieste vi era l’invio di immagini intime, l’autodenuncia di informazioni private sulla vita sessuale e persino l’esecuzione di pratiche di autoerotismo. Il caso è emerso grazie alla denuncia di una studentessa 24enne di Lecce, la quale ha segnalato episodi di molestie sessuali online, dando così avvio a un’indagine che ha portato alla scoperta di almeno 18 donne raggirate dal finto ginecologo oplontino, 16 delle quali residenti in Salento. Complessivamente, si stima che Urgo abbia ingannato almeno 30 donne tra Puglia, Veneto ed Emilia Romagna, utilizzando sempre lo stesso modus operandi. Urgo, infatti, non è nuovo a episodi di questo genere: già in passato era stato coinvolto in procedimenti penali per reati simili. Nel 2012 era finito in carcere con l’accusa di violenza sessuale aggravata, a seguito di un’indagine condotta dalla Polizia Postale e coordinata dal pubblico ministero Francesco Caleca, con un’ordinanza firmata dal giudice Bruno Giangiacomo del Tribunale di Bologna. Quattro anni più tardi, nel 2016, fu condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per aver adescato due ventiseienni, rispettivamente di Padova e Trevignano, mentre nel 2018 il Tribunale di Bologna gli inflisse una nuova condanna a tre anni di reclusione. Gli episodi più recenti, quelli oggetto dell’attuale richiesta di processo, confermano un pattern comportamentale consolidato e allarmante. Urgo avrebbe approfittato della buona fede delle sue vittime, spesso giovani donne, per perpetrare i suoi crimini, approfittando delle loro vulnerabilità e della fiducia riposta nei confronti di figure mediche. Le vittime, ora unite nel cercare giustizia, attendono con ansia il pronunciamento del 18 febbraio, che potrebbe rappresentare un passo decisivo per mettere fine alle azioni di Urgo e ottenere un risarcimento per i traumi subiti.
CRONACA
21 novembre 2024
Torre Annunziata, finto ginecologo si faceva inviare foto intime dalle pazienti