Maria Teresa Giglio parla con un groppo alla gola. «Mia figlia è diventata in un attimo un niente nelle mani di tutti». La tragedia di Tiziana Cantone è una ferita aperta. La madre la racconta agli studenti dell’Isis ‘Cuoco-Manuppella’ di Isernia in occasione degli eventi per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Tiziana fu trovata morta nel 2016, dopo che un video privato divenne virale. Aveva 31 anni.
«Mia figlia è l’emblema di questa nuova violenza che viene perpetrata sul web. Una violenza che uccide nell’anima». La signora Giglio ha ricordato il lungo cammino, e le sue battaglie, per arrivare al reato di revenge porn: «All’epoca questo fenomeno non si conosceva. Mi sono battuta per fare in modo che le istituzioni facessero una legge che andasse a regolare proprio la divulgazione illecita sul web dei contenuti intimi. Ora chiedo che la legge sia corredata da altre cose per l’individuazione rapida del colpevole».
Ancora oggi la sfida è quella di avere uno strumento rapido per l’individuazione dei colpevole e per la rimozione dei contenuti offensivi e devastanti, in modo che né video, né foto possano diventare virali. «Le grida di aiuto di Tiziana sono cadute nel vuoto nonostante le denunce, anche al garante della privacy, per trovare un modo per eliminare subito quel video che comprometteva la sua dignità la sua onorabilità». Tiziana stava male, ma doveva vergognarsi chi diffuse i video. «Di lei sono state dette cose non vere. Non è stata rispettata neppure quando è morta»